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DIMITRI BUFFA
(Editorialista de "L'Opinione")
Il paradiso è giustizialista:l’avvocato non osi più scioperare.
Il partito dei giudici ha trovato la maniera per fare le riforme che fanno comodo a un’ottica giustizialista del dibattimento. E le sta dettando una ad una all’attuale Guardasigilli Clemente Mastella.
La ratio è semplice: siccome i processi durano troppo bisogna limitare ricorsi, appelli, Cassazione e anche l’istituto della prescrizione va pressoché abolito. Quando e se sarà risolta la crisi di governo, proprio Mastella vorrebbe presentare in Consiglio dei Ministri un bel pacchetto di finte riforme che metteranno la parola fine al giusto processo in Italia. E siccome si prevedono proteste e scioperi a raffica da parte dei penalisti, ma anche dei civilisti per i quali sono previste misure draconiane di contenimento del contenzioso e di ricorso alla conciliazione pre udienza, si è escogitato il modo di mettere loro il bavaglio: semplicemente trattandoli come autisti Atac o controllori di volo, cioè addetti di pubblico servizio e mettendoli sotto la cappella burocratica della Commissione di garanzia per gli scioperi in tale settore. La quale Commissione ha già inviato un documento a tutti gli organismi di categoria forense, dall’ordine degli avvocati alle Unione delle Camere penali all’Oua, prospettando quanto segue: la proclamazione degli scioperi andrà comunicata almeno dieci giorni prima e in caso di revoca anche questa dovrà essere notificata cinque giorni prima, il tutto lasciando molto poco margine alle trattative dell’ultimo momento, ma soprattutto non potranno esserci agitazioni superiori ai sei giorni consecutivi anche se si tratta di vertenze diverse che si incrociano tra loro. La Commissione mandando un pacchetto proclama di sette ipotetici articoli di una futura legge dà anche un ultimatum agli organismi di categoria forense perché si pronuncino su questa proposta che sembra una sorta di offerta che non si può rifiutare. Ma gli avvocati, in un documento delle Camere penali, hanno rispedito al mittente il tutto sostenendo che mai e poi mai accetteranno di sottomettersi ai diktat della Commissione di garanzia sugli scioperi neanche quello della difesa del cittadino fosse un mestiere simile a quello di guidare l’aereo o il tram. Particolarmente grave – si legge nel documento firmato dall’avvocato Renato Borzone, attuale segretario dell’Unione delle camere penali e dal professor Oreste Dominioni, attuale presidente - per gli equivoci ideologici che sottende, è il nuovo articolo 1 della regolamentazione. “Il richiamo al contemperamento fra diritti dei cittadini e interessi degli avvocati travisa in modo preconcetto lo spirito e le ragioni che hanno sempre determinato l’azione di protesta dell’avvocatura penale, con ciò pretendendo di manomettere in modo antigiuridico lo Statuto dell’Unione delle Camere Penali Italiane e destabilizzando la struttura stessa dell’Associazione”. “È infatti sorprendentemente inaccettabile che si contrappongano i diritti dei cittadini alle ragioni delle astensioni dell’avvocatura – prosegue il documento - poiché le stesse non sono mai state proclamate dall’UCPI ‘a difesa della professione’ per ragioni corporative o para sindacali, ma esclusivamente per difendere i diritti civili, le garanzie processuali, i principi costituzionali all’interno del processo, e dunque in favore dei cittadini”. Poi la stoccata: “Anche il richiamo alla ragionevole durata del processo, apparentemente tratto dalla normativa costituzionale, palesa il suo uso strumentale, molto corrente in questo periodo in cui da più parti si invoca un “processo celebrato senza garanzie ed in modo esemplare”, dimenticando che tale principio non può comportare, anche perché inutile e solo vessatorio, il sacrificio di garanzie e diritti fondamentali.” Secondo Borzone e Dominioni “le ulteriori modificazioni alla normativa appaiono animate dal proposito, del tutto ingiustificato, di frapporre ostacoli all’esercizio della astensione e a gravare i proclamanti di incombenze ulteriori e inutili”. Viene inoltre definito “deviante” l’uso del termine “vertenza” del quarto comma dell’articolo 2 della proposta della Commissione di garanzia, che fa chiaramente trapelare l’incomprensione delle ragioni delle astensioni dell’avvocatura. Viene etichettata come “incomprensibile, se non nell’ottica di frapporre ostacoli pretestuosi, la pretesa di far dare comunicazione al pubblico nelle forme adeguate dell’astensione, posto che ciò è sempre avvenuto, e dunque si deve ritenere che si pensi a qualcosa di diverso che potrebbe anche essere interpretato in modo tale da introdurre ulteriori difficoltà nella proclamazione dell’astensione”. Carente infine la disciplina delle ipotesi in cui altro avvocato, nel medesimo procedimento, non aderisca all’astensione - e poi è ritenuta inaccettabile la riduzione del termine di durata dell’astensione a priori. Last but not least si contesta come “ingiustificata” la riduzione degli intervalli tra un’astensione e l’altra. Sarà quindi una lotta molto dura quella che gli avvocati nelle prossime settimane dovranno sostenere su due fronti: quello contro l’Anm che vuole distruggere il giusto processo dentro e fuori dalla Costituzione, con la complicità dell’attuale ministro Guardasigilli, e quello per il diritto all’astensione dalle udienze come unica arma di pressione politica che governo e partito dei giudici vogliono invece far liquidare dai burocrati della Commissione di garanzia dell’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici. |