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* * * I fantasmi a volte ritornano. Specie se li rievochiamo, la suggestione diventa forte. Anche perchè le esperienze passate hanno lasciato il segno, con la soppressione del Tribunale di Sala Consilinae e di alcune importanti sezioni come quella di Eboli. E' una prestigiosa associazione di avvocati, la Camera Penale Salernitana, che ha rispolverato nei giorni scorsi lo spettro di nuove soppressioni di uffici giudiziari nella provincia di Salerno, già colpita nel 2012 dalla "epocale" qunto nefasta riforma completata dalla Ministra Severino. Per la verità non si tratta di una novità assoluta,...
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LUIGI MAIELLO (Consigliere dell'Ordine Forensedi Salerno)
Sezioni: FOCUS
Autore AVV. CELIA.
Data di pubblicazione 08/11/2006
Le nuove “Tabelle” del Tribunale di Salerno: considerazioni di politica giudiziaria.

La cronaca degli ultimi giomi ha definito una "nuova emergenza" lo stato di criminalità diffusa che ha coinvolto la città di Napoli.
Il Presidente della Repubblica, manifestando uno stato d'angoscia personale, ha invitato i governanti a livello nazionale, regionale e locale a "concertare" le risoluzioni più adeguate e ad operare con concretezza nell’ambito delle rispettive responsabilità.
Da ogni parte interessata è stata respinta ogni colpa, in un fantastico balletto di figure evanescenti, e l'addebito è stato infine riferito in una vera e propria Babele ad una responsabilità sempre più astratta.
Di tutti gli osservanti dei compiti istituzionali e delle leggi, nessuno è colpevole; per loro dichiarazione, tutti i metodi suggeriti sono adeguati. specie quelli non adottati perché poi l’omissione costituisce l'alibi per l'immediato, inevitabile successivo fenomeno.
Sta di fatto che la condizione esiste e non è una emergenza eccezionale e straordinaria e neanche concentrata in quello spazio né limitata nel tempo.
Il fenomeno appartiene, con picchi più o meno straordinari e momenti o fasi di maggiore recrudescenza, all'intero territorio del meridione d'Italia.
La camorra in Campania - la 'ndrangheta in Calabria - la sacra corona in Puglia e la mafia in Sicilia.
Se dunque le leggi si ritengono adeguate e se i governi non sono colpevoli, mentre il fenomeno persiste, allora il popolo dovrà rassegnarsi alla convivenza o ricercare diverse strategie.
Fino ad oggi, ritenuto valido il presupposto della possibilità di fronteggiare l'aggressione della malavita con gli strumenti esistenti, il fronte di combattimento è stato assegnato alla Magistratura; più propriamente al settore di dell'aministrazione della Giustizia alla quale sono state delegate tutte le funzioni, mantenendo rigorosamente inalterati gli strumenti operativi.
Fermo il numero dei magistrati, che peraltro risulta il più alto in Europa, sempre più esiguo lo stanziamento di spesa in bilancio, sempre più ridotto l'organico del personale e sempre più occasionale e legata a particolari momenti ed interessi politici, la distribuzione sul territorio dei presidi giudiziari.
A tale proposito, è veramente suggestiva la proposta di "acquisire sponsor privati” suggerita dal direttore dell 'organizzazione giudiziaria del Ministero della Giustizia Claudio Castelli, per “far funzionare gli uffici giudiziari, altrimenti al collasso" (vedi: Corriere della Sera 02/XI/06).
Stante la condizione, l'Amministrazione delegata ha ritenuto più utile ed efficace la strategia della represskme ed ha assegnato, nell'ambito delle disponibilità locali, il primato di lotta al settore penale.
Le risorse di economia, di organico, di mezzi e di localizzazione sono state impiegate, con disparato favore, nel settore penale con correlato e continuo impoverimento del settore civile.
In questa stessa logica, il Tribunale di Salerno, già impoverito di uomini e mezzi, assegnati al penale, nell’ineluttabile necessità di fronteggiare le emergenze delle Sezioni distaccate - specialmente Eboli - ha ulteriormente programmato di ridurre le risorse del settore civile per realizzare una maggiore disponibilità, per la Sezione di Eboli che, comunque è inadeaguata e insufficiente in relazione al carico pendente.
Sta di fatto che, al di là di qualche sporadico episodio di successo – acquisito con il sacrifico di autentici eroi, esposti in trincea – l’araba fenice del fenomeno malavitoso dell’Italia meridionale, risorge regolarmente e puntualmente dalle proprie ceneri.
Non si può duqneu sostenere che la polititca adottata fino ad oggi abbia prodotto risultati utili i permanenti.
Da un esame storico, anche non troppo risalente nel tempo, si può agevolmente evidenziare che, nel tessuto sociale del meridione, il fenomeno anti-Stato esiste da sempre e non è stato mai definitivamente sconfitto mentre, le emergenze di altra parte del territorio (vedi Brigate Rosse), anche esse a costi di sacrifici incancellabili dalla memoria della Nazione, sono state però debellate fino in fondo e in tempi relativamente brevi.
Al centro-nord il fenomeno di malavita, secondo l’organizzazione mafiosa, non si è diffuso mentre ha trovato terreno di fertile coltura nel sud, ove è fortemente radicato.
Confrontando i dati statistici relativi alla funzionalità del settore civile delle regioni del centro-nord, con quelle del sud, si rileverà con assoluta immediatezza la differenza sostanziale d’efficienza, in termini di carico di conflittualità, di disponibilità d’ambienti, di strumenti di lavoro, d’organico impiegato nel settore, di tempi di definizione dei giudizi e, soprattutto, nel rapporto percentuale degli esercenti la professione di avvocato rispetto alla popolazione. Come è stato da sempre segnalato ed evidenziato, (la tesi non è sicuramente originale) l’organizzazjone malavitosa anti-Stato nasce nel tessuto sociale degradato per cultura e per economia.
Là dove le condizioni individuali sono gravemente discrimine ed i diritti individuali assolutamente ignorati o misconosciuti, là dove il potere reale è riservato a potentati d’importazione politica ed economica, che selezionano rigorosamente ogni tipo di affiliazione nepotistica, là dove la Giustizia Civile dovrebbe avere maggiore valenza per assicurare il riscatto delle fasce più deboli, là invece è sempre più negata.
Le condizioni della giustizia civile di Salerno sono già ridotte a limiti d’indecente sopravvivenza e quelle di Eboli quasi inesistenti, la manovra intesa a creare una giustizia solo fittizia ad Eboli per tacitare momentaneamente i ferventi movimenti di agitazione, con la contestuale ulteriore riduzione della già precaria efficienza a Salerno, non risolverà probabilmente alcun problema mentre contribuirà certamente ad alimentare il senso già diffuso - nella locale Società - di sfiducia nel ricorso alla Giustizia e ad incrementatare le potenzialità di consolidamento dell'anti-Stato.
Salerno, lì 06/11/2006
Luigi Maiello


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