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GUIDO ALPA
(PRESIDENTE DEL C.N.F.)
C’è ancora spazio per il dialogo Dopo quattro intense giornate di lavoro e di discussione si è concluso il XXVIII Congresso nazionale forense: un appuntamento atteso da una rappresentanza quasi totalitaria degli Ordini (159 su 165),cioè il 93% degli avvocati iscritti agli Albi,e con la partecipazione di tutte le associazioni, che,nella loro composita conformazione, riflettono gli indirizzi, gli obiettivi, le aspirazioni della categoria. L'adesione sarebbe stata comunque totalitaria, perché era ormai maturata la convinzione che qualunque dissenso interno dovesse essere rapidamente ricomposto per fare fronte alle vicende legislative ed economiche che hanno investito sia le regole del processo, sia il trattamento tributario, sia l'intera macchina della giustizia. Ma tra l'apertura del Congresso, avvenuta a Milano nello scorso novembre, e la sua conclusione, a Roma, il 24 settembre, si è abbattuta sulla categoria la scure del "decreto Bersani", che ha alimentato, oltre all'enorme, corale sconcerto, anche reazioni molto dure e manifestazioni di protesta. In una società mediatica come quella in cui viviamo, sovraesposta alle emozioni e ai sensazionalismi, il dialogo, che si sarebbe potuto avviare con il nuovo Governo e con il nuovo Parlamento in modo meditato e civile, è stato interrotto senza ragione. E ciò nonostante la disponibilità del Consiglio nazionale forense (Cnf) a collaborare in tutte le forme per migliorare l'apparto giudiziario, per correggere e integrare i provvedimenti legislativi inerenti l'amministrazione della giustizia, per concertare l'adeguamento graduale del ruolo della professione forense in una società che cambia e in un mercato che è ormai globalizzato. In questi anni l'avvocatura ha sopportato molti sacrifici: ha continuato a offrire la sua funzione suppletiva (oltre a quella ordinaria ed essenziale) per assicurare ai cittadini la difesa dei diritti,ha promosso iniziative per abbreviare i tempi della giustizia, ha sostenuto le innovazioni del processo telematico, ha collaborato con tutte le istituzioni – a partire dalla Corte di cassazione - per far sì che un sistema, dileggiato all'estero e scartato dagli operatori per le sue disastrate condizioni, potesse recuperare funzionalità e immagine, nell'interesse della collettività, dei clienti e dei professionisti, e quindi del Paese. Al Congresso si è cercato di capire le cause di questa frattura e si è auspicata la ripresa del dialogo. Con il ministero della Giustizia il dialogo non è mai mancato, ma dal dialogo non sono emerse ancora quelle decisioni conseguenti che avrebbero potuto rimediare alle incomprensioni e alla cesura introdotta dal decreto. L'apporto del dibattito congressuale è stato costruttivo: non solo critiche e delusioni, ma significative proposte hanno cementato gli intenti di tutte le componenti dell'avvocatura. Il Cnf ha elencato alcuni fondamentali principi a cui deve rispondere una seria riforma delle professioni: e il dibattito che si avvierà in Parlamento non potrà ignorare l'indipendenza, l'autonomia, la dignità della professione, la netta separazione tra Ordini e Associazioni professionali, l'impossibilità di sovrapposizioni o peggio di osmosi, il riconoscimento delle attività riservate e tipiche delle professioni ordinistiche, una corretta informazione dei clienti ma anche una adeguata remunerazione del professionista. La riforma generale non potrà procedere senza la riforma della professione forense, che ormai da 70anni attende un radicale intervento legislativo quanto alla formazione preprofessionale, all'esame (ora affidato a una normativa transitoria che ha prodotto ben modesti risultati), al tirocinio, alla qualificazione e all'aggiornamento. Gli avvocati per sostenere la concorrenza non hanno bisogno di scrollarsi di dosso le limitazioni deontologiche che, anzi, sono una garanzia di correttezza e qualità della professione. La protesta proseguìrà se non otterrà un segnale di attenzione, di dialogo, di distensione dal Governo, mentre con il Parlamento il dialogo è ricominciato. Il futuro della professione forense è dunque ancora tutto da costruire. Lo dobbiamo costruire insieme. Guido Alpa tratto dal quotifiano "Il Sole 24 ore" del 26/09/2006. |