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* * * I fantasmi a volte ritornano. Specie se li rievochiamo, la suggestione diventa forte. Anche perchè le esperienze passate hanno lasciato il segno, con la soppressione del Tribunale di Sala Consilinae e di alcune importanti sezioni come quella di Eboli. E' una prestigiosa associazione di avvocati, la Camera Penale Salernitana, che ha rispolverato nei giorni scorsi lo spettro di nuove soppressioni di uffici giudiziari nella provincia di Salerno, già colpita nel 2012 dalla "epocale" qunto nefasta riforma completata dalla Ministra Severino. Per la verità non si tratta di una novità assoluta,...
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ALFREDO BIONDI (AVVOCATO - SENATORE - GIA' PRESIDENTE DELLA CAMERA)
Sezioni: FOCUS
Autore Avv. Celia
Data di pubblicazione 10/07/2006
IL DECRETO BERSANI CREA IL SUPERMERCATO DEL DIRITTO
Il pacchetto Bersani rischia di creare una vera e propria mercificazione della professione forense, usando una motivazione apparentemente liberalizzatrice.
In verità produrrà sicuramente un effetto livellatore soprattutto per i giovani avvocati: la natura stessa del provvedimento che riguarda professioni liberali istituzionalmente protette in una materia che, invece, riguarda il rilancio economico è già un trapianto che determina fenomeni di rigetto.
La professione forense ha, certo, riflessi economici ma ha soprattutto dei valori di libertà e autorevolezza del professionista nei confronti del giudice.
L’avvocato, infatti, rivendica autorità, indipendenza e titolarità di un diritto di fronte a un soggetto che fa della libertà e della fiducia ricevuta la sua forza.
Se, invece, l’avvocato viene trasformato in un soggetto che, rispondendo alle esigenze di una società, è a tutti gli effetti un dipendente, rischia di non essere più un soggetto autonomo e culturalmente libero, coraggioso anche di opporsi.
Il decreto porterà a formare avvocati demotivati o, comunque, motivato solo dall’aspetto economico dell’attività forense: quando, all’età di 24 anni, ho iniziato a lavorare, il mio sogno era appunto quello di riuscire a risalire dalle posizioni iniziali a quelle evolutive.
Ma se queste posizioni iniziali vengono condizionate dallo strapotere dei grandi studi e dalle lobby che, come Confindustria e Confcommercio, hanno solo l’interesse di abbassare il tariffario, si crea un livellamento verso il basso.
Non a caso nel decreto non si parla di avvocati e clienti, ma di “consumatori” e “utenti”. Per quale motivo?
Così sembra che l’avvocato “consumi” il suo sapere a disposizione dell’uno e dell’altro cliente.
È sbagliato l’approccio: l’avvocato non “consuma”, ma esercita e diffonde il suo sapere. Oltre ai principi c’è l’aspetto economico da considerare: l’abbassamento delle tariffe minime colpirà soprattutto i giovani avvocati che, davanti alla captatio del cliente, si vedranno costretti a una corsa al ribasso. Sarà il supermercato del diritto.
E come in un supermercato ogni sorta di pubblicità diventa lecita...
Me li vedo già: “Avvocato bella presenza, lingua sciolta, offresi”. Tali e quali alle massaggiatrici!
Non è solo una dequalificazione della professione, ma anche un ostacolo tra i grandi studi che possono avere i soldi da investire in pubblicità, e i giovani avvocati.
Non porre limiti alla pubblicità porta a sconfinare con la millanteria e la vanagloria: siamo piuttosto per una pubblicità sobria che dia le caratteristiche essenziali del settore di cui ci si occupa.
Ci sono certamente i margini per una riforma: in Italia ci sono 180 mila avvocati, si potrebbe quasi dire un avvocato ogni condominio.
Non è più una professione elitaria, ma democratica e giustamente diffusa. Proponiamo, quindi, la riforma di una professione che consenta, attraverso un miglioramento del sistema culturale, un riesame delle doti iniziali e una progressione basata su verifiche di conoscenza e diritto esercitato.
Bisognerebbe poi applicarsi affinché i giovani avvocati non vengano sfruttati: si tratta quindi di ristabilire anche il rapporto di praticantato.
Quindi, sarebbe bene soffermarsi più sulla fase della preparazione della qualità che su quella puramente economica.
Erroneamente l’Authority ha definito lo sciopero - proclamato dall’Avvocatura -“illegittimo”.
Ha preso una gaffe: ci fosse un discorso prettamente categoriale avrebbe ragione, ma l’Ordine vuole scioperare per la violazione dei principi di garanzia che la Costituzione assegna all’avvocato.
L’Authority ha ragionato come il ministro Pierluigi Bersani che si dimostra recidivo e coerente dal momento che già nel primo Governo Prodi aveva provato con un emendamento a trasferire alcune competenze dal ministero della Giustizia a quello delle Attività produttive.
Di base c’è la volontà di trasferire le qualità culturali e liberali a quelle mercantili basate sulla concorrenza e la pubblicità.
L’opposizione del Guardasigilli Clemente Mastella è stata assai blanda: ha detto che si sente “come il due di briscola”.
Non so se sia un autoritratto ma, dal punto di vista giuridico, avrebbe dovuto avocare a sé questa materia. Forse non si era accorto della gravità dell’intervento.
Ora, però, potrebbe avere tutti i titoli per far stralciare questa posizione stabilendo un rapporto diretto con gli ordini professionali, le categorie e le associazioni: a lui spetta la verifica del buon andamento dell’azione giudiziaria.
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