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GIUSEPPE MARIA BERRUTI
La grazia a Sofri: i poteri del Presidente della Repubblica.
Il ministro Mastella ha voluto dare un altro segno di pacificazione. Nella enorme mole di problemi che riguardano la giustizia, il problema grazia, e in particolare il problema grazia a Sofri, riveste un ruolo a sé stante e del tutto particolare.
Insomma, in questo modo il ministro non affronta tanto i problemi della giustizia che restano sullo sfondo, e che necessiteranno di tutta la pazienza della politica. Ma mi sembra soprattutto che intenda dare un segno di ripresa della continuità costituzionale. Il ministro Castelli riteneva che la controfirma del governo sugli atti del presidente della Repubblica dovesse avere il valore di una condivisione politica. Non è così. Ogni atto del capo dello Stato è controfirmato dal governo perché il presidente è il responsabile. Tuttavia i poteri del presidente, comunque vengano espressi, sono esclusivamente suoi e il potere di grazia è appunto un potere che il capo dello Stato esercita in base a valutazioni di sua esclusiva competenza. Tant’è vero che non è tenuto nemmeno a motivare la sua decisione. La quale pertanto è anche difficile da interpretare volta per volta. Sofri, con i suoi undici processi, con le tormentate motivazioni di alcune sentenze, con gli esiti alterni di alcune fasi, ha costituito il centro di una vicenda caratteristica degli anni che si definivano di piombo. La grazia non significa che il presidente intende sconfessare le condanne. Significa che la pena è oramai inutile. Inutile per il condannato, che è diventato uno dei riferimenti culturali più ascoltati del nostro tempo, mentre racconta la realtà che ci circonda dall’interno della sofferenza di un carcere. Inutile per tutti noi, perché la continuazione della pena non insegnerebbe oramai nulla a nessuno. Dunque l’affermazione del ministro di voler perfezionare l’istruttoria e di voler rispettare il potere del presidente della Repubblica, significa semplicemente che un’altra guerra è finita. La guerra condotta pervicacemente contro la tradizione costituzionale repubblicana. Dopo di che il ministro è atteso a prove assai più serie. La sorte dell’ordinamento giudiziario. L’ordinamento delle professioni. E soprattutto qualcosa che renda i processi meno incomprensibili per la gente comune, e effettivamente luoghi di giustizia. Giuseppe Maria Berruti |