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* * * I fantasmi a volte ritornano. Specie se li rievochiamo, la suggestione diventa forte. Anche perchè le esperienze passate hanno lasciato il segno, con la soppressione del Tribunale di Sala Consilinae e di alcune importanti sezioni come quella di Eboli. E' una prestigiosa associazione di avvocati, la Camera Penale Salernitana, che ha rispolverato nei giorni scorsi lo spettro di nuove soppressioni di uffici giudiziari nella provincia di Salerno, già colpita nel 2012 dalla "epocale" qunto nefasta riforma completata dalla Ministra Severino. Per la verità non si tratta di una novità assoluta,...
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Michelina Grillo Presidente dell'Organismo unitario dell'Avvocatura
Sezioni: FOCUS
Autore Avv. Celia
Data di pubblicazione 09/05/2006
Subito una «Conferenza nazionale» per riportare il dialogo nella giustizia
L’ Avvocatura italiana ancora una volta interviene all'avvio di una nuova legislatura, per fare il punto della situazione del settore Giustizia,in perenne crisi. Malgrado i molteplici interventi riformatori che si sono registrati, si è ancora alla ricerca di effettivi e visibili benefici, in termini di funzionalità, efficienza e celerità dei processi. Tante delle questioni sollevate dall'Avvocatura non hanno trovato a oggi alcuna soddisfacente soluzione. Emblematica di tale situazione è la riforma delle professioni e dell'ordinamento professionale forense, ancor oggi obiettivo prioritario: di giorno in giorno è parsa dapprima avvicinarsi tanto da risultare pericolosamente incombente, sull'onda di una indiscriminata modernizzazione e nell'ottica di una esasperata mercantilizzazione dell'attività professionale dell'avvocato, imposta apparentemente a livello comunitario, e poi allontanarsi altrettanto rapidamente, nella consapevolezza che ogni riforma, per quanto valida e auspicata, necessariamente non può che scontentare parte degli interessati, andando a incidere, più o meno radicalmente, su assetti consolidati e su situazioni incrostatesi nel corso degli anni tanto da far apparire talvolta lodevole ciò che in verità dovrebbe venir perseguito con decisione. L'esempio è appropriato e calzante con riferimento alla pressoché totalità delle situazioni e dei problemi che ogni intervento riformatore nel settore Giustizia deve comunque affrontare.
Di volta in volta, infatti, si registrano atteggiamenti e reazioni, vuoi dell'uno vuoi dell'altro soggetto interessato, che a ben vedere sono spesso frutto non già di problematiche concrete e come tali meritevoli di attenta considerazione, ma di una mal posta tutela di peculiari e particolari posizioni, avanzata senza tener conto di quello che dovrebbe essere, per tutti gli operatori della giurisdizione e per tutte le forze politiche, senza distinzione, l'obiettivo primario e assorbente di restituire credibilità e funzionalità alla resa di giustizia, che è e resta una delle principali funzioni dello Stato. Le difficoltà di dialogo, le preconcette opposizioni al confronto, l'affermazione decisa e netta, totalizzante, delle proprie posizioni, il conflitto spesso ricercato tra soggetti e tra gli stessi poteri dello Stato, che hanno contrassegnato in un numero crescente di occasioni il dibattito sulla Giustizia negli ultimi anni, sono testimonianze chiare ed evidenti di quanto denunciato.
Sono manifestazioni al contempo del malessere, anch'esso in crescita, dei soggetti della giurisdizione, primi tra questi gli avvocati, che si trovano quotidianamente a essere il tramite attraverso il quale il cittadino ha contatto con una amministrazione della Giustizia sempre più farraginosa e dispersiva, sempre meno trasparente, efficiente, qualitativamente di livello, e, soprattutto, giusta. Sono manifestazioni di un malessere che risiede nella necessità, spesso ingrata, di dover gestire il rapporto con il cittadino-cliente in una posizione di equilibrio assai delicato, nell'esercizio concreto di quella doppia fedeltà che contraddistingue la figura dell'avvocato: fedeltà al mandato ricevuto dal proprio assistito, che ripone ogni speranza e aspettativa nel professionista tecnico qualificato cui si è rivolto, e fedeltà allo Stato e alle sue regole, e tra esse alla vigente normativa, spesso oggi inadeguata e penalizzante proprio nei confronti dei soggetti che dovrebbero potersene avvalere per l'affermazione del proprio buon diritto. Questo malessere deve cessare.
L'Avvocatura italiana ha moltiplicato in questi ultimi anni l'attività di studio, di elaborazione e di confronto, tesa a fornire un valido e qualificato contributo alle forze politiche per l'individuazione delle soluzioni più idonee ad arrestare un processo di degrado che da più parti viene oggi ritenuto irreversibile, e ha elaborato precise posizioni su tutti i principali temi dell'agenda politica. Si è impegnata seriamente nell'elaborazione di un proprio progetto di riassetto dell'ordinamento professionale, con l'intento di pervenire a un reale rinnovamento. Malgrado tale impegno, numerosi interventi riformatori di ispirazione bipartisan - tra essi da ultimo il codice delle assicurazioni con la procedura di «indennizzo diretto» - hanno mirato e mirano, da tempo, a mortificare il ruolo e la funzione del difensore, ruolo sistematicamente svilito nel processo, fuori di esso, e nella società. Le specificità professionali sono in bilico tra apparenti aperture a nuovi campi di intervento e contemporanee forti chiusure ed esclusioni, o riconoscimenti in favore di terzi di competenze concorrenti, con grave compromissione per le ragioni del cittadino.
Il metodo con cui oramai da più legislature si interviene nel settore giustizia non può essere condiviso. In un sempre crescente numero di occasioni tutto il peso delle riforme viene fatto cadere sugli avvocati. E ciò mentre parallelamente si richiedono alla classe forense continui e dispendiosi sforzi, sia per un costante e qualificato aggiornamento professionale, sia pure per l'organizzazione degli studi per poter far adeguatamente fronte ai nuovi obblighi che numerose e invasive normative pongono a loro carico (ad esempio sicurezza, privacy, antiriciclaggio ecc.).
Deve essere rivendicata la centralità del problema della Giustiziaper la vita del Paese, e con essa dei valori di eguaglianza del cittadino di fronte alla legge e di imparzialità ed effettività dell'amministrazione della giustizia, che rappresentano i cardini del nostro ordinamento, così come i principi di autonomia e di indipendenza dell'avvocato. n ruolo e la delicata funzione dell'avvocato non devono essere sviliti ma potenziati, in ogni sede in cui si discute di diritti, in parallelo con l'affermarsi di modelli efficaci di risoluzione dei conflitti, soprattutto con riferimento al delicato settore della consulenza, da attribuirsi in via riservata, nei quali siano garantiti contraddittorio effettivo e difesa tecnica. La riforma dell'ordinamento professionale forense deve rappresentare una priorità per la prossima legislatura, e venire concepita e realizzata sulla base di linee guida che consentano un indifferibile e armonico sviluppo, nel rispetto dei principi e dei valori posti a tutela della funzione difensiva, di rilievo costituzionale e rispondenti a esigenze di interesse generale.
È oggi più che mai necessaria un'approfondita riflessione su modelli di tutela che si dimostrino realmente idonei a restituire efficienza e dignità al sistema ed effettività alle decisioni. Ecco perché le forze politiche, di maggioranza e di opposizione, dovrebbero trovare la capacità e la determinazione di dare un segnale manifesto e univoco di consapevolezza dell'ampiezza e della gravità della «questione Giustizia»,abbandonando il terreno di uno sterile e costante aprioristico conflitto, avviando una seria riflessione, anche autocritica, sulle cosiddette riforme a costo zero e sull'ottica meramente deflativa che ha caratterizzato molteplici interventi nel corso dell'ultimo decennio.
Deve aprirsi una stagione di accresciuto impegno, con la destinazione convinta delle necessarie risorse, nell'ambito di un serio dibattito e confronto tra i poteri dello Stato e gli operatori del settore, nel rispetto delle funzioni e la massima leale collaborazione tra tutti i soggetti coinvolti. L'obiettivo di una Conferenza nazionale sulla giustizia, che in alcuni momenti, e particolarmente all'avvio della precedente legislatura, sembrava a portata di mano, avendo registrato il consenso di tutte le forze politiche, parrebbe oggi del rutto abbandonato, pur se condiviso da una importante forza dell'odierna maggioranza.
È giunto il momento che si abbandonino le parole e si fissi, subito dopo l'insediamento degli eletti, l'indizione a Camere congiunte di una sessione speciale dedicata ai temi della sicurezza e della giustizia in cui si discuta lo stato dell'una e dell'altra alla presenza dei ministri dell'Interno e della Giustizia e si programmi, nell'immediato seguito, la richiamata Conferenza nazionale sulla giustizia.
Non può tardare, laddove si voglia seriamente operare, l'avvio, nel confronto con gli operatori, e tra essi con l'avvocatura, di una opportuna ricognizione sullo stato del sistema, che consenta di verificare l'impatto degli interventi riformatori che si sono negli ultimi anni attuati e l'individuazione delle opportune modifiche e/o correttivi, sì da dar vita a un opportuno riequilibrio e riassetto, prima di dare corso a ulteriori interventi abrogativi o riformatori.
La Conferenza richiesta ben potrà rappresentare luogo di riflessione e sede opportuna e naturale anche per tale confronto. Occorre, con equilibrio e senza subire il fascino perverso di una rimozione tout court della produzione legislativa degli ultimi anni, fare un bilancio sereno e condiviso, nel dibattito costante con gli operatori, per restituire fiducia prima di tutto a loro e successivamente al Paese, sulle possibilità effettive di riprendere l'elaborazione in tema di Giustizia senza pregiudiziali conflitti e posizioni di costante e forte contrasto.
A tutto ciò deve accompagnarsi un formale, concreto e responsabile impegno delle forze politiche dell'attuale maggioranza affinché vengano rimossi nel minor tempo possibile tutti gli ostacoli frapposti alla possibilità per il cittadino di avvalersi dell'opera di un professionista legale di propria fiducia, adeguatamente preparato ed eticamente ineccepibile, in ogni sede, giudiziale o stragiudiziale, ove si verta di diritti e della loro applicazione e tutela.
In particolare dovrà porsi mano con urgenza al codice delle assicurazioni e alla legge 102/2006 per intervenire opportunamente sull'inaccettabile schiacciamento dei diritti operato, senza alcun positivo ritorno, per la tutela degli interessi delle assicurazioni.
Tra gli obiettivi di legislatura, banco di prova su cui è attesa la nuova maggioranza, possono così per l'avvocatura, pur senza pretese di esaustività, sin da ora indicarsi: a) dati dell'amministrazione giudiziaria (elaborazione urgente di un sistema condiviso di raccolta e di elaborazione dei dati, presupposto indefettibile per le valutazioni di impatto delle riforme; b) risorse (non è più accettabile l'attuale insufficienza degli stanziamenti, né la quotidiana mortificazione che un inarrestabile pauperismo di mezzi determina negli operatori a ogni livello); c) ordinamento giudiziario (mantenimento sostanziale dell'impianto della riforma Castelli e valutazione degli interventi da apportarsi in sede di decreti correttivi, previa verifica del funzionamento effettivo, in particolare su modalità concorsuali e logistica della Scuola.di formazione; ampliamento degli organici della magistratura togata; implementazione della presenza e delle prerogative degli avvocati in seno ai Consigli giudiziari e più in generale nei percorsi di decentramento; urgente riforma della magistratura onoraria, eliminazione della precarietà e della ancillarità della funzione dei Mot, con devoluzione di una quota di giurisdizione – delimitata ratione materiae - a un circuito di magistratura laica semiprofessionale, rigorosamente temporanea, con rigide incompatibilità distrettuali, sottoposta a seri percorsi di formazione all'accesso e permanente.
È serrata la critica al progetto di istituzione della magistratura di complemento, mentre è condivisa la distinzione tra giudici di pace e altre figure di magistrato onorario.
Occorre una riforma delle circoscrizioni giudiziarie, cui l'avvocatura non intende sottrarsi, ma nel rispetto di protocolli di analisi del territorio che tengano conto in via poziore di indici non meramente quantitativi - numero di abitanti o carico statistico di lavoro - ma di criteri qualitativi e peculiari al servizio giustizia, con salvaguardia della giustizia di prossimità e dei presidi di legalità del territorio); d) processo civile (definitiva implementazione e messa a regime del processo telematico, con il reperimento e l'impiego delle necessarie risorse; completamento dell'evoluzione del rito, nel senso di una rivalutazione della piena disponibilità delle parti, secondo gli schemi della bozza Vaccarella; tendenziale processo di unificazione dei riti); e) sistemi di Adr (strutturazione dei sistemi di definizione alternativa non come meri filtri precontenziosi con finalità deflativa, bensì quale circuito paragiurisdizionale aggiuntivo a quello giudiziario; previsione dell'obbligatorietà della difesa tecnica e del rispetto del contraddittorio; promozione e costituzione di organismi conciliativi forensi con pari dignità e funzioni di quelli camerali); f) settore penale (compiuta rivisitazione del Cpp alla luce dei principi del giusto processo; compiuta realizzazione di una revisione del codice penale che, alla luce di una ricostruzione all'attualità dei comportamenti cui si riconnette disvalore sociale, affermi il cosiddetto diritto penale minimo; esigenza di preservare alcuni decreti legislativi, che l'avvocatura ha giudicato nei propri documenti oltremodo positivi, emanati in attuazione della legge delega sull'ordinamento giudiziario e contestuale necessità di rilanciare il punto centrale relativo alla separazione delle carriere; analisi degli sviluppi regressivi - e sempre più invasivi - manifestati si nella realizzazione dello spazio giuridico e giudiziario europeo, rispetto al livello delle garanzie garantito dal nostro ordinamento; individuazione di interventi urgenti per porre rimedio alla drammatica situazione carceraria, prevedibilmente destinata a ulteriormente infiammarsi; rivalutazione sia sostanziale che processuale della figura del danneggiato dal reato).


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