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* XXXII CONGRESSO NAZIONALE FORENSE: Oltre il Mercato. La nuova avvocatura per la società del cambiamento *
L'intervento del Ministro della Giustizia Orlando. Sottoscritto un nuovo patto con gli Avvocati * Dal 9 all'11 ottobre scorso si è tenuto a Venezia il XXXII Congresso Nazionale Forense. La delegazione Salernitana, guidata dal Presidente del Consiglio dell'Ordine di Salerno, Avv. Americo Montera, al termine dei lavori, ha eletto i propri rappresentanti in seno all'O.U.A. - Organismo unitario dell'Avvocatura, per il prossimo biennio. Saranno quindi gli Avvocati Brunella De Maio e Michele Alfano a partecipare ai lavori dell'assemblea O.U.A. Un ruolo importante, che i nostri Colleghi sapranno interpretare, con impegno e dignità, per sostenere le istanze del Foro salernitano. Nell'ultima giornata dei lavori ( 11 ottobre) è intervenuto il Ministro della Giustizia Andrea Orlando, che dopo i saluti di rito, ha intrattenuto un apprezzato confronto con gli avvocati, toccando tutti i punti del programma del governo sulla giustizia: riforma forense, velocizzazione dei processi civili e penali, risorse, ordinamento giudiziario, geografia giudiziaria. Rispondendo alle numerose domande, ha chiarito il suo "realismo politico" apparso convincente alla platea, quantomai attenta e desiderosa di capire, fino in fondo, le linee guida delle riforme annunciate. Inversione di rotta, dunque, rispetto ad altri Ministri della Giustizia, come la Cancellieri, che disertò il Congresso Forense di Bari, ed in altre occasioni, manifestò e ribadì - spiacevolmente - tutta la sua lontananza dall'Avvocatura. Con Orlando, quindi, la strada della collaborazione istituzionale con gli avvocati è una reale occasione per arrivare, insieme, alla riforma organica del sistema giudiziario. "La scommessa dell'efficienza della giustizia - ha detto il Ministro Orlando - passa attraverso un rapporto diretto con l'Avvocatura. Bisogna superare stereotipi che vedono gli avvocati come 'il' problema o una parte del problema: gli avvocati sono parte della soluzione". "Le scelte compiute con il decreto legge 132 (che ha affidato all'avvocatura negoziazione assistita e arbitrati, ndr) sono politiche: non si può dire semplicemente "che ci sono troppi avvocati" ma piuttosto guardare ad essi come una risorsa, un bacino di professionalità che o si lascia deperire o si può individuare come uno degli strumenti con cui si prova a risolvere la crisi della giurisdizione". Per l'avvocatura si tratta anche di una "sfida", ma se avrà successo si potrà procedere con l'assegnazione ad essa di altre funzioni. Un passaggio importate, questo, perché pare finalmente che per gli avvocati possano aprirsi nuove opportunità di intervento in attività sin'ora loro precluse. Quanto alla richiesta di incentivi e sgravi, il Ministro, pur ricordando le ristrettezze di bilancio, ha affermato di lavorare alla costituzione di un "tesoretto" proveniente dal dagli aumenti del contributo unificato, da "investire" in strumenti di sostegno, ma anche nel personale, nelle cancellerie, nelle carceri, e nel processo telematico "al quale hanno fortemente contribuito C.N.F. e Consigli dell'Ordine. Quest'ultimo suona come un altro importante riconoscimento all'impegno degli organi istituzionali dell'Avvocatura. Orlando ha voluto sottolineare, poi, come l'attuazione della riforma dell'ordinamento forense sia "un tutt'uno con la riforma della giustizia, altrimenti c'è il rischio che il sistema rimanga sbilenco. E' una partita molto difficile - ha spiegato - perché vede da un lato il rischio di una reazione corporativa e, dall'altro, un'aggressione di tipo mercatista alla professione". E qui ha scandito: "anche la politica deve correggere la propria impostazione, in quanto l'idea di assimilare l'avvocatura ad altri tipi di servizi regolati solo da tariffe e coefficienti è sbagliata". E gli applausi non sono mancati, perché il tema è particolamente sentito dalla classe forense, e fino ad oggi, nessun Ministro ne aveva sottolineato la rilevanza. Orlando ha proposto agli avvocati "la terza via tra la chiusura corporativa e la subalternità al contesto europeo di certi ambienti: "una via che implica la capacità di costruire un modello che coincida con lo specifico della realtà italiana. Per questo l'attuazione della riforma forense andrà avanti e si concluderà nei tempi previsti". Al massimo, entro i primi mesi del 2015, la riforma andrà a pieno regime. Il Ministro si è detto anche convinto che occorra potenziare il ruolo degli avvocati nei consigli giudiziari e spingere anche verso il cambiamento della magistratura. Sicuramente, la questione "ferie" dei magistrati "non è lo snodo" essenziale per ridurre i tempi della giustizia. Sulla geografia giudiziaria, infine, non si torna indietro, ma con un correttivo dovranno trovare soluzione le discrasie e i vuoti che si sono creati, tenendo conto della nuova geografia degli enti locali (province e comuni) che si dovrà ridisegnare. Una riflessione andrà avviata anche sulle Corti d'appello, unitamente allo strumento dell'appello, che dovrà essere ripensato, in un'ottica di maggiore efficienza e speditezza dei procedimenti. L'assise ha poi approvato alcune mozioni cosiddette "politiche" i cui temi ripercorrono le "emergenze" nella quali la professione è stretta: sostegno economico, accesso alla giustizia da parte dei cittadini più deboli, società tra avvocati nel rispetto dell'autonomia e indipendenza degli avvocati. Di esse si potrà leggere diffusamente sui siti istituzionali di C,N.F. O.U.A. e del C.O.A. Salerno (ordavvsa.it). |