SEGRETERIA TEL. 089241388
FAX 0892574357 INDIRIZZO PEC segreteria@pec.ordineforense.salerno.it
WEB MAIL
|
* LAVORARE DI PIÙ' PER LAVORARE MEGLIO * di Enrico Tortolani
15 settembre 2014: per l'ultima volta, dal 1969, si chiuderà ufficialmente, per il mondo giudiziario, il cosiddetto "periodo feriale". Dall'anno prossimo, per fermo volere di Renzi, la chiusura sarà anticipata al 31 agosto. Infatti, la portata della legge 742 del 1969 è stata ridotta dal 6 al 31 agosto di ogni anno. Per la verità questa riduzione significa solo che i termini per la esecuzione di determinate attività giudiziarie civili - perloppiù a carico degli avvocati, come costituzione in giudizio, deposito di memorie, impugnazioni - subiranno una sospensione - nel periodo estivo - limitata a 25 giorni. E tanto vale anche per alcune attività nel settore penale. Si comprende che, messa così, la ratio efficientista che ha motivato il legislatore, difficilmente conseguirà il risultato di accelerare le definizione dei processi. Anche perché la maggior parte dei termini di attività rimesse ai giudici non ha natura perentoria, ma meramente dilatoria. Per i non addetti: l'inosservanza di questi termini non produce conseguenze negative. Per la verità, altre e numerose sono le cause della lentezza del nostro sistema giudiziario. Epperciò il ministro Orlando ha messo a punto un pacchetto di strumenti che vanno finalmente nella giusta direzione, in cui sicuramente non stona la riduzione dei termini processuali. Approfondimento merita, invece, la riduzione delle ferie fino ad oggi accordate ai magistrati di ogni ordine e grado, da 45 a 30 giorni. Anche qui è la ratio efficientista a prevalere. Ed appare difficile contrastare, con valide ragioni, il disegno del premier Renzi. Infatti l'Associazione Nazionale Magistrati (A.N.M. - il sindacato dei giudici) non ha trovato di meglio che criticare il metodo (mancata consultazione/concertazione) piuttosto che il merito. E' evidente che se più si lavora, più si produce. E se tanto vale per i quadri inferiori, a maggior ragione dovrebbe valere per i livelli più alti, magistrati compresi. Per rimettere in moto i meccanismi inceppati della giustizia italiana occorre che tutti si diano una mossa. E l'esempio è sempre la molla migliore. Certo, con questa revisione normativa sembra che si voglia gettare la croce sui magistrati, dopo che si sono più volte attaccati gli avvocati. Allora proviamo a dare una guardata nei ministeri: in giro c'è la convinzione che una bella scossa debba essere data proprio a quegli uffici. Come pure sarebbe ragionevole, parlando di organizzazione giudiziaria e semplificazione, andare a ridisegnare una macchina che è modulata intorno ad una visione medievale. Ed il ragionamento diventa complesso. Per esempio, dovremmo approfondire il principio della unicità della giurisdizione, e provare a superare la classica distinzione in ordinaria, amministrativa, contabile e tributaria. Ci dovremmo chiedere se sono proprio indispensabili tutte le ulteriori suddivisioni : civile, penale, lavoro, diritto minorile. E poi tutti i gradi: dai Giudici di Pace alla Corte di Cassazione. Ed ancora mettere in discussione la necessità della giurisdizione penale militare, con la propria autonomia ed i propri sprechi. Anche nell'ambito degli uffici del Pubblico Ministero , dovremmo iniziare a discutere dell'accorpamento di Procure della Repubblica ( presso i Tribunali, primo grado) e Procure Generali ( presso le Corti di Appello). Meccanismi ormai obsoleti, finiscono per inceppare i processi. O, quanto meno, non ne accelerano la conclusione. Ci vogliamo finalmente chiedere che senso ha affidare la pubblica accusa in un processo di appello, ad un p.m. diverso da quello che lo ha condotto in primo grado e ne conosce tutti i particolari. La diversificazione dei giudici dei collegi giudicanti nei diversi gradi, è indispensabile per assicurare l'autonomia di un nuovo giudizio. Al contrario, non è necessaria per un magistrato che sostiene l'accusa ed assomiglia sempre più, in un corretto sistema accusatorio, ad un avvocato ( difensore dello Stato). L'avvocato che ha difeso un imputato in primo grado, non lo abbandona nei successivi. Oppure vogliamo parlare della indispensabilità di cinque organi di autogoverno della magistratura, istituiti distintamente per magistrati ordinari, amministrativi, contabili, tributari e militari. Ognuno con sedi, personale, incarichi, spese di rappresentanza etc. etc. Con questi argomenti, però, è difficile fare proseliti. Ed i magistrati, che oggi si sentono attaccati, sembrano tra i più restii. Eppure si potrebbe incominciare con qualche gesto di buona volontà: subire la riduzione delle ferie, e chiedere la riorganizzazione dei servizi. Proporre, ad esempio, la soppressione di qualche "ente inutile". I lettori non specialisti difficilmente conoscono l'esistenza dei Tribunali Regionali delle Acque Pubbliche, disseminati presso le Corti di Appello nei capoluoghi di regione, e del Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche presso la Corte di Cassazione. Non v'è nessun attento osservatore che riesca ancora a giustificarne l'esistenza, al fine di assicurare corretta decisione alle poche controversie in materia di acque. Eppure non ho mai letto nella ponderosa produzione documentale dell'Associazione Nazionale Magistrati, alcuna proposta che ne preveda la soppressione, a vantaggio del reimpiego di risorse umane ed economiche. Come pure è non ho mai colto voci convinte che reclamino il rientro dei tanti magistrati distaccati in quei ministeri ove nascono le inefficienze, e muoiono le prospettive di rinnovamento. Per finire, non sarà la riduzione del periodo feriale che rilancerà la giustizia. Però non vale sacrificare l'attenzione dell'opinione pubblica e concentrare la potenza di ragionamento di una classe dirigente su un argomento, invero, molto secondario, distogliendo risorse intellettive da argomenti seri e decisivi. Lavorare di più, ma lavorare meglio. Forse questo potrebbe essere lo slogan di questa stanca fine delle ferie. Per tutti: magistrati, avvocati, cancellieri, dirigenti. E non ultimi, governanti. |