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* * * I fantasmi a volte ritornano. Specie se li rievochiamo, la suggestione diventa forte. Anche perchè le esperienze passate hanno lasciato il segno, con la soppressione del Tribunale di Sala Consilinae e di alcune importanti sezioni come quella di Eboli. E' una prestigiosa associazione di avvocati, la Camera Penale Salernitana, che ha rispolverato nei giorni scorsi lo spettro di nuove soppressioni di uffici giudiziari nella provincia di Salerno, già colpita nel 2012 dalla "epocale" qunto nefasta riforma completata dalla Ministra Severino. Per la verità non si tratta di una novità assoluta,...
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* * IL GRANDE MALATO: LA GIUSTIZIA CIVILE. 12 PUNTI PER UNA CURA EFFICACE. Tra resistenze e qualche incertezza, si discute di riforme. * * di Enrico Tortolani
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Autore tratto da Cronache del Salernitano del 6/7/2014
Data di pubblicazione 10/07/2014


Dal Ministero della Giustizia filtrano le prime notizie sui provvedimenti in elaborazione. La riforma della giustizia civile è il primo vero banco di prova, su cui il governo Renzi ed il ministro Orlando dovranno dimostrare di saper passare dalle parole ai fatti.
Dal confronto con gli avvocati è venuto fuori un pacchetto di misure destinate ad incidere sull' enorme mole dell'arretrato civile ( oltre cinque milioni di cause) e sul contenimento e smaltimento delle sopravvenienze, quei milioni di nuovi processi che, ogni anno, vanno ad ingrossare i ruoli dei magistrati, già intasati dall'arretrato.
Ancora non si conosce l'articolato vero e proprio dei provvedimenti in elaborazione, e su questo si sono innescate le prime polemiche. Rinvii, ritardi, poca trasparenza: gli avvocati vogliono mantenere un ruolo centrale nella partita delle riforme e non gradiscono le chiusure dei consiglieri ministeriali, perloppiù magistrati poco avvezzi al confronto con il mondo delle professioni.
Nella ormai famosa conferenza stampa di lunedì 30 giugno, Renzi, ha presentato i 12 punti della riforma prossima.
E agli avvocati ha lanciato la proposta ( ancora tutta da verificare) della procedura di negoziazione assistita, in cui proprio gli avvocati delle parti saranno protagonisti. Si tratta dell'esperimento di un tentativo di accordo, che si è consolidato nel sistema anglosassone, per evitare che la lite arrivi davanti al giudice. In tal modo, con l'apporto dell'assistenza dell'avvocato, si arriva a costituire un titolo esecutivo, frutto di un compromesso contrattuale, in forza del quale sarebbe poi possibile anche passare all'espropriazione forzata dei beni del debitore che si sottragga all'adempimento.
Anche per separazione e divorzio si profilano procedure semplificate, per i casi in cui non ci siano figli minori o maggiorenni con handicap, senza ricorso all'autorità giudiziaria, ma con l'intervento dell'ufficiale di stato civile. Però gli avvocati anche per questi casi rivendicano un ruolo e pretendono approfondimenti: potrà un impiegato comunale sciogliere i nodi di un rapporto, giunto ad un punto di rottura, con risvolti legali assai delicati?
In direzione, poi, della cosiddetta "degiurisdizionalizzazione" (brutto termine che però rende efficacemente l'idea di sottrarre le liti al sindacato del Giudice) la proposta di devoluzione ad arbitri delle controversie pendenti, sempre con l'accordo delle parti.

Guardando ad un intervento più generale sul processo civile, pare che il ministro voglia rispolverale il modello proposto anni fa dalla commissione Vaccarella, fondato su misure che, nel tempo, hanno già trovato frammentaria applicazione, senza ottenete i risultati sperati.
Il vigente modello, frutto di numerosi interventi succedutisi nel tempo, fatto di anticipazione delle difese, concentrazione delle udienze, preclusioni, sbarramenti e filtri nelle impugnazioni, ha finito per costituire più una compressione del diritto sostanziale: pochi i risultati sul fronte della velocizzazione dei processi.
Permettetemi una personale considerazione, sul punto: diciamoci la verità, se tutti i termini per le parti (avvocati) sono perentori, e cioè collegati a preclusioni e decadenze, mentre quelli per i magistrati rimangono ordinatori (la cui inosservanza non comporta alcuna conseguenza) allora ogni intervento sarà pressocchè inutile.
E poi, un buona volta, dovremmo finirla con addossare la responsabilità dei ritardi agli avvocati, ai quali si imputa di lucrare sulle lungaggini delle cause. Se chi dirige il processo, il giudice, non è strettamente vincolato ai termini cui sono sottoposte le attività degli altri soggetti coinvolti, tutti possono comprendere come qualsiasi norma tesa a velocizzare i tempi delle decisioni possa essere vanificata.
Questo doppio binario non dovrebbe essere più alimentato, tuttavia non pare che l'inversione di tendenza sia vicina.
Volete degli esempi? L'occasione è l'entrata in vigore ( sebbene con qualche modulazione) del processo civile telematico:
1) dopo anni di sperimentazioni, arriva il 30 giugno e parte il deposito telematico degli atti, ma scopriamo che la Corte di Cassazione ancora non si è attrezzata e nessuno dice quando sarà possibile attuare il nuovo modello avanti al "Supremo Collegio". Eppure, per il funzionamento del massimo organo giurisdizionale italiano, il p.c.t. rappresenta la soluzione a tanti problemi organizzativi, ed una vera rivoluzione, in positivo, per il lavoro di avvocati e cancellieri. Depositare gli atti senza recarsi in cancelleria, ovvero affidarsi al servizio postale (sempre più inefficiente); consultare i fascicoli cui si è interessati, dal proprio studio, utilizzando internet, e quindi senza sopportare i costi di onerose trasferte romane, oppure di ancor più onerose domiciliazioni presso professionisti con studio in Roma. E per le cancellerie: semplificazione di comunicazioni e notificazioni affidate ad un semplice click di un software dedicato, velocizzazione di tutti gli adempimenti connessi alla tenuta dei registri. Tuttavia per i più alti magistrati del nostro ordinamento è in vigore una deroga silenziosa, non prevista da alcuna norma.
2) L'ultima circolare attuativa del processo civile telematico - vincolante per avvocati e quindi per i cittadini rappresentati - prevede ancora ( e senza limitazioni temporali) che i magistrati possano depositare sentenze ed altri provvedimenti ( tranne quelli relativi ai decreti ingiuntivi) in formato cartaceo, anche per i procedimenti nuovi, iniziati successivamente al 30 giugno. Ma allora, lo vogliamo fare o no questo processo telematico? A questo punto è legittimo chiedersi quando tutti i magistrati si attrezzeranno per scrivere i loro atti con un semplicissimo word processor, e così depositarlo in cancelleria, consentendo al cancelliere di girarlo tempestivamente alle parti.
Mentre gli avvocati sono costretti a dotarsi, a proprie spese, di tutti i dispositivi necessari per esercitare la difesa nel processo civile, si tollera che i magistrati possano depositare le sentenza in forma di minuta, magari scritta a mano, che poi dovrà essere trascritta dal cancelliere, collazionata dall'estensore, e finalmente depositata, dopo attese lunghe anche mesi. Per essere comunicata, poi dovrà essere scannerizzzata e finalmente spedita con la posta elettronica certificata agli avvocati costituiti. Invero molti giudici già da tempo utilizzano il computer, eliminando così tutti questi passaggi, epperciò non si comprende la riottosità di alcuni.






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