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* LA GIUSTIZIA NEL DISTRETTO DI SALERNO. In attesa della cerimonia inaugurale dell'anno giudiziario, prevista per oggi 25 gennaio.
Da anni assistiamo, nel disinteresse dell'opinione pubblica, ad una stanca cerimonia per inaugurare l'anno giudiziario, che è destinata a fare il punto sullo stato della Giustizia a Salerno e provincia. I cittadini non mostrano molto interesse. Ed anche coloro i quali vivono nel mondo giudiziario, non sembrano troppo coinvolti dall'attesa dell'evento. D'altronde, la cerimonia inaugurale finisce col ripetere uno stanco rituale, che non riesce a sollecitare attese e passioni. L'aridità dei numeri e l'elenco delle inefficienze finiscono per alimentare solo angosce. Gli Avvocati, da anni, si sforzano di denunciare, proporre, richiedere. Ma se qui a Salerno, le porte si spalancano, ed il dialogo con i Presidenti di Corte di Appello e Tribunale, con l'Associazione Nazionale Magistrati, segna significative convergenze , tuttavia le cose, poi, nella realtà prendono un'altra piega ed il sistema, spesso, si blocca. La Cittadella Giudiziaria non decolla, l'attuazione della nuova geografia giudiziaria, con l'accorpamento delle sezioni distaccate, affonda. Il processo telematico, nonostante gli sforzi congiunti di tutti, è ancora un miraggio. E che dire dell'organizzazione del personale e delle cancelleria: visti i quotidiani disagi, un disastro. Certo non dipende solo da Salerno. Anche Salerno vive le difficoltà del sistema complessivo, e da Roma non arrivano segnali confortanti. Ma queste giustificazioni non possono più bastarci per tirare avanti, e celebrare un'altra cerimonia. Allora utilizziamo le occasioni che ci sono per cercare di dare una svolta. Forse è il momento di abbandonare i complimenti e raccontarci la realtà. Quella che vedono i cittadini quando non riescono ad avere una sentenza; quella che vivono gli avvocati, assembrati in aule anguste o file troppo lunghe. Tra tagli e ritagli, la Giustizia perde pezzi quotidianamente. Tagliamo i tribunalini in nome dell'efficienza che però non arriva, anzi inefficienze e ritardi si moltiplicano. Dobbiamo risparmiare, ma altrove si sperpera. Anche nell'ordinamento giudiziario è arrivato il momento di riforme vere. Forse è il momento di alzare il tiro. Forse non possiamo più permetterci l'attuale articolazione ed organizzazione. Un ministero elefantiaco, imbottito di dirigenti, consulenti, distaccati. Un ordine giudiziario che vede ancora magistrature autonome articolate in ordinaria, amministrativa, militare, contabile. Gli uffici della Pubblica Accusa ancora organizzati come nell'800 in Procure presso i Tribunali, spesso troppo piccole, e Procure Generali , presso le Corti di Appello, ( forse troppo grandi per i compiti assegnati) che in nome dell'efficienza potrebbero confluire in un unico ufficio, su basi territoriali larghe. Forse è arrivato il momento di tagliare sugli organismi di autogoverno della magistratura: mi chiedo se è ancora giustificabile mantenere Consiglio Superiore della magistratura Ordinaria, quello della magistratura militare e quello della magistratura amministrativa, con tutto ciò che consegue in termini di bilanci, spese, appannaggi, rimborsi. Ma questa è fantasia. Un dato stridente: mentre a tutti i livelli le spese si comprimono, il Consiglio Superiore della Magistratura ha approvato il bilancio di previsione per il 2014, con un incremento delle uscite del 34 %: si passa da 32.717.020 di euro nel 2013, ai 43.877.547 preventivati per quest'anno. ( dati pubblicati da Libero il 19/12/2013 e reperibili in internet). "Sogno e son desto": i soldi si trovano ancora. E pensare che la ministra Cancellieri, con la sua riforma epocale delle circoscrizioni giudiziarie, stima di risparmiare circa 80 milioni all'anno. Ma prima di trarre conclusioni , aspettiamo che si dirà oggi. A volte la realtà supera la fantasia . |