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* * * I fantasmi a volte ritornano. Specie se li rievochiamo, la suggestione diventa forte. Anche perchè le esperienze passate hanno lasciato il segno, con la soppressione del Tribunale di Sala Consilinae e di alcune importanti sezioni come quella di Eboli. E' una prestigiosa associazione di avvocati, la Camera Penale Salernitana, che ha rispolverato nei giorni scorsi lo spettro di nuove soppressioni di uffici giudiziari nella provincia di Salerno, già colpita nel 2012 dalla "epocale" qunto nefasta riforma completata dalla Ministra Severino. Per la verità non si tratta di una novità assoluta,...
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* MAGISTRATI * romanzo di Bruno Larosa, avvocato, Feltrinelli editore. Presentazione aSalerno il 2 luglio 2013, ore 18.
Sezioni: PRIMA FILA
Data di pubblicazione 22/06/2013


Martedì 2 luglio 2013, presso la Feltrinelli di Salerno, c.so Vittorio Emanuele, alle ore 18.00 presentazione del romanzo scritto da Bruno Larosa, avvocato penalista.

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Nota dell'autore.


Si discute quotidianamente e spesso in maniera impropria, di argomenti quali la corruzione, la custodia cautelare, il carcere, della magistratura e del suo rapporto con la politica o con l’azione politica, del giudizio e delle sue alternative, del ruolo dell’informazione stessa, facendolo ovunque: dalle trasmissioni televisive, dai quotidiani ai settimanali, anche quelli di gossip.

Questo fatto più che rendere accessibili a tutti i temi fondamentali del vivere comune, li ha resi, di fatto, incomprensibili ai più, allontanandoli dalla realtà, attraverso un’esaltazione dell’interpretazione soggettiva che annulla quella stessa realtà per la gran parte del pubblico. Un metodo generalizzato di cui si coglie il profilo negativo anche nella decisione del giudice, sempre meno attento ai fatti di quanto non lo sia invece per la loro stessa interpretazione.

Avevo voglia di parlarne, facendolo però fuori dalle aule di giustizia, o dai sacri luoghi dove di questo si dibatte solo tra iniziati. Sarebbe stato più facile farlo in un’aula universitaria, in un convegno giuridico, o raccogliendo le tante considerazioni nell’ennesimo saggio sulla giustizia penale, finendo così col rivolgermi alle solite persone, dicendo le solite e stanche cose, con il consenso e il dissenso di un piccolo mondo, quello dei sacerdoti del diritto ai quali soli si addice la toga che portiamo, facendolo con forme, linguaggio e con argomentazioni incomprensibili ai più.

Il dibattervi solo settariamente, a mio parere, non consente più di svolgere quell’azione politica che spetta ai giuristi in generale e che non è solo quello di sostenere un’interpretazione del diritto o essere propugnatori di riforme normative, ma anche, e soprattutto, quello di portatori di conoscenza, in un contesto sociale in cui l’informazione giuridica non può più essere relegata nelle sole riviste giuridiche.

La considerazione che il diritto è prima di tutto un bisogno dell’Uomo in quanto tale, quale parte della società in cui vive, mi ha sempre fatto pensare che la più ragionevole e logica formula giuridica, soprattutto in materia penale, quando non è immediatamente compresa dall’uomo della strada, senza bisogno d’interpretazione alcuna, è sostanzialmente ingiusta e dunque immorale.

Da ciò la determinazione di scrivere di quelle questioni rivolgendomi a un pubblico il più ampio possibile, all’uomo medio, o come si dice alla gente comune, della quale peraltro faccio parte; quella che subisce le ingiustizie della quotidianità del processo penale, sforzandomi di far comprendere quei temi di cui tratto anche con umile finalità pedagogica.

Non mi è parso di trovar miglior modo di farlo se non attraverso il romanzo, sperando in quella sua originaria funzione di leggero strumento di romantica conoscenza.

Scrivendolo, qualche volta, mi sono comportato come l’amante tradito che come tale ha reagito contro l’antico amato. Come quell’amante, ho consapevolmente fatto qualche ingiusta generalizzazione, più che per rabbia, perché spero ancora, diversamente dall’avvocato Guido Castiglione, nel ritorno dell’amata al vecchio focolare.



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