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* * * I fantasmi a volte ritornano. Specie se li rievochiamo, la suggestione diventa forte. Anche perchè le esperienze passate hanno lasciato il segno, con la soppressione del Tribunale di Sala Consilinae e di alcune importanti sezioni come quella di Eboli. E' una prestigiosa associazione di avvocati, la Camera Penale Salernitana, che ha rispolverato nei giorni scorsi lo spettro di nuove soppressioni di uffici giudiziari nella provincia di Salerno, già colpita nel 2012 dalla "epocale" qunto nefasta riforma completata dalla Ministra Severino. Per la verità non si tratta di una novità assoluta,...
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* Procedimanto penale: Il giudice interno deve adeguarsi alla decisione di Strasburgo anche per i giudizi ancora in corso.Corte di cassazione - Sezione III - Sentenza 24 giugno-30 ottobre n. 19985 30 settembre 2011.
Sezioni: EVENTI E VARIE
Autore fonte Il Sole 24 Ore - Guida al Diritto 30/09/2011
Data di pubblicazione 02/10/2011
Il giudice nazionale ha l’obbligo di conformarsi alla sentenza della Corte dei diritti dell’Uomo anche se questa riguarda una causa sulla quale non c’è stata ancora una decisione definitiva.

La Cassazione “supera” La Corte costituzionale - La terza sezione civile della Cassazione con la sentenza 19985, fa compiere un balzo in avanti alla Corte di Strasburgo - anche rispetto alla posizione presa dalla Consulta con le sentenze 348 e 349 del 2007 - ai quali il giudice interno deve “cedere il passo” allineandosi a quanto stabilito nel dispositivo della sua sentenza. Un’interpretazione in favore della disapplicazione diretta delle norme in contrasto con la Convenzione fatta in nome dell’identità di beni protetti anche dalla Costituzione italiana.

Il dovere di allinearsi - L’occasione per affermare il dovere delle nostre toghe di non discostarsi da quanto deciso a Strasburgo, limitatamente al motivo del contendere, è arrivata con la causa che ha visto opporsi un ex parlamentare Ds e un candidato accusato dal politico, in un intervista sul quotidiano Il Messaggero, di essere un trasformista passato attraverso vari schieramenti. Pronta era scattata la querela per diffamazione e, dopo il primo grado con un verdetto sfavorevole, anche il ricorso alla Corte europea dei diritti dell’Uomo. Alla Cedu il ricorrente aveva chiesto di dichiarare l’inapplicabilità dell’articolo 68 della Costituzione che consente ai parlamentari di farsi scudo con l’immunità per le dichiarazioni fatte nell’esercizio delle loro funzioni. Ombrello che Strasburgo aveva negato, classificando la “querelle” come una vicenda che riguardava due privati cittadini. Entrando nel merito, però, i giudici della Cedu avevano escluso anche la diffamazione, considerando le espressioni “incriminate” come il legittimo esercizio del diritto di critica politica.

L’applicabilità del dispositivo - La Corte di cassazione afferma la piena e immediata applicabilità della decisione per quanto riguarda l’insindacabilità, ovvero della questione affrontata direttamente dalla Cedu, mentre non considera il giudice vincolato a recepire la scelta fatta sulla questione trattata solo incidentalmente da Strasburgo perché oggetto di un ricorso autonomo. Gli ermellini sottolineano dunque gli effetti precettivi immediatamente assimilabili al giudicato delle sentenze Cedu per il giudice che è al momento il destinatario dell’obbligo giuridico. La Corte di Strasburgo – afferma, infatti, la terza sezione – nel dichiarare la violazione della Convenzione in merito a un diritto individuale dà vita a un principio generale che vincola tutti i sistemi giuridici aderenti al Consiglio d’Europa.


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