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* AMNSTIA UNICO RIMEDIO CONTRO IL SOVRAFFOLLAMENTO DELLE CARCERI. LA RICETTA DEI RADICALI. MARCOPANNELLA DI NUOVO SCIOOPRERO DELLA FAME. DIBATTITOIN PARLAMNTO SULLO STATO DEL SISTEMA PENITENZIARIO ITALIANO. Il ministro Palma: in cella oltre 67mila detenuti, ma amnistia e indulto non servono.
Giustizia: Radicali; sull’amnistia noi non trattiamo, resta l’unica soluzione percorribile. (Il Riformista, 21 settembre 2011) L’appuntamento è oggi in Senato in seduta straordinaria. “È straordinaria perché non convocata dal presidente o dai capigruppo ma dalle firme di 141 senatori. Un fatto che è capitato due volte in sessant’anni”, tiene a sottolineare Emma Bonino durante la conferenza stampa “urgente” organizzata ieri alla Camera. La straordinarietà dell’evento sul sovraffollamento delle carceri rischia di passare però in secondo piano, sminuendolo a “dibattito parlamentare qualunque, senza carattere di straordinarietà” a causa della decisione di far aprire la seduta con le comunicazioni del governo fatto che declassa di fatto la seduta straordinaria a convocazione ordinaria. Sul “declassamento”, però, spiega l’esponente radicale, “nonostante l’impegno del presidente del Senato Schifani a correggere la convocazione c’è stato il niet di quattro gruppi parlamentari, che hanno preteso che la seduta si svolgesse in questo modo”. Secondo Marco Pannella - da ieri sera di nuovo in sciopero della fame e della sete - il Senato, verrà dunque riunito “non sappiamo bene nemmeno se come autoconvocato secondo Costituzione o per ascoltare, secondo ordinario Regolamento, le comunicazioni del governo”. In ogni caso una cosa è certa, la richiesta dei Radicali è una ed una sola: amnistia. Una battaglia che il partito porta avanti da anni, perché essa “non solamente interromperebbe la flagranza di un comportamento assolutamente criminale dello Stato partitocratico, contro lo Stato di diritto e la Repubblica democratica, contro centinaia e centinaia di migliaia, anzi di milioni, di persone” ma “costituirebbe il solo provvedimento atto ad avviare in modo irreversibile da subito il processo di riforma della giustizia, sovraffollata e disastrata almeno quanto le sue immonde carceri, contro la legalità internazionale, la legalità e giurisdizione europee e la stessa Costituzione”. E domani la seduta sarà accompagnata da un sit-in a piazza Navona (dalle 16) e una veglia che andrà avanti tutta la notte ( tra i nomi Dario Fo, Moni Ovadia e Serena Grandi). Intanto nei giorni scorsi il Guardasigilli, in vista della seduta di oggi, ha incontrato il presidente del Forum della sanità penitenziaria Roberto Di Giovan Paolo, per discutere dell’accesso limitato alle cure che, insieme al sovraffollamento, trasforma la detenzione nelle celle italiane in “trattamento inumano e degradante” sanzionato nel 2009 dalla Corte europea dei diritti umani. La parola d’ordine per Pannella è mala giustizia “una matassa da dipanare per interrompere l’illegalità” (e Bonino cita il numero di condanne europee per la durata eccessiva dei processi: più di 1000 in Italia, 54 in Germania, per capirci). Dalla sua anche il monito del presidente Napolitano - che nel 2005 partecipo’ alla marcia di Natale dei Radicali su questo tema - affinché prendano in considerazione ogni possibile soluzione a “una questione di prepotente urgenza sul piano costituzionale e civile”. L’amnistia “è per tutti senza eccezioni”, dunque “riguarda anche Berlusconi, per questo alcuni pensano che mi sia venduto”. Un tema caldo senza dubbio e, per il leader radicale, “non negoziabile”. * * * Giustizia: ministro Palma; in cella oltre 67mila detenuti, ma amnistia e indulto non servono (Redattore Sociale, 21 settembre 2011) "Taluno immagina che la strada da percorrere sia quella squisitamente parlamentare dell'amnistia o dell'indulto. Una strada già intrapresa 22 volte dal 1948 al 1992 e una volta limitatamente all'indulto nel 2006. Nel passato è stata utilizzata come strumento emergenziale per risolvere un problema che non si voleva risolvere alla radice sia per quanto riguarda il mondo del carcere che quello della giustizia". Lo dice il ministro della Giustizia, Francesco Nitto Palma, intervenendo nell'aula del Senato sul sistema carcerario e sui problemi della giustizia. Il ministro sottolinea che questa è una "strada che ha sempre consentito nel passato al malato di respirare, ma che ha sempre ricondotto rapidamente il malato nel coma di partenza". Nel 2006, prosegue, "la presenza carceraria è scesa, in virtù dell'indulto, da 61 mila a 39 mila unita. Nulla è stato fatto per operare sul sistema e non è un caso che di lì a due anni la popolazione è andata 55 mila presenze per poi schizzare a 68 mila presenze nel 2010". Certo, spiega, "siamo in presenza di una emergenza e siamo costretti a interventi tampone. La legge del 2010 sulla detenzione domiciliare nell'ultimo anno di pena ha avuto effetti positivi. Circa 3000 persone sono uscite dal carcere e nessuno è poi evaso dalla propria abitazione". Palma osserva che si tratta di una "legge temporanea" la cui "vita è limitata al dicembre 2013". Ma in considerazione della "positiva sperimentazione potrebbe essere oggetto di un ulteriore approfondimento finalizzato alla sua eventuale estensione". Così come "ulteriori approfondimenti meritano l'attuale sistema della custodia cautelare la disciplina dell'arresto facoltativo in flagranza. Approfondimenti che tengano presenti il concetto della restrizione in carcere come estrema ratio". Sia chiaro, aggiunge il Guardasigilli, che sono "interventi tampone, non risolutivi e definitivi". Ecco perché "si deve aprire una stagione di sereno confronto tra le varie forze politiche" per "definire un progetto globale di giustizia, che porti l'attenzione al sistema delle garanzie dei cittadini e immagini il carcere come luogo di recupero e non come luogo da esorcizzare mettendo la testa sotto la sabbia come è d'uso per lo struzzo". Insomma, conclude, "un progetto che abbia ben chiari i valori della costituzione e che abbia la dovuta considerazione per i detenuti non dimenticando mai che essi sono uomini e devono essere trattati come uomini". Nei 206 penitenziari italiani "sono presenti oggi 67.377 detenuti, contro una capienza regolamentare di 45.732 posti, e un limite di tollerabilità di 69.194. Siamo appena di 2.000 unità sotto la soglia finale di tollerabilità massima", spiega il ministro. "Il totale complessivo dei detenuti stranieri è del 36,10%, formata da marocchini per il 20% , da rumeni per il 15%, da tunisini per il 13%, da albanesi per l'11%, da nigeriani per il 5% e da algerini per il 3%". Poi sottolinea che al tetto complessivo del 36,10% di detenuti stranieri si giunge nello spazio di 3 anni perché 4 anni fa il tetto era del 32% e di questo 36,10%, 12.035 sono in attesa di giudizio, 12.147 in espiazione di pena". Palma elenca poi la tipologia dei reati che sono all'origine della detenzione e cioè "si registra il primato dei reati contro il patrimonio, dei reati di stupefacenti e dei reati contro la persona. Seguono i reati previsti dalla legge sulle armi e i reati contro la pubblica amministrazione". Questi dati, prosegue Palma, "consente di affermare che il tasso di crescita della popolazione detenuta è calcolabile in varie migliaia all'anno. Più precisamente, l'aumento è stato di circa 5.000 unità nell'anno 2009 - 2010 e di circa 2.500 unità nell'anno 2010 - settembre 2011". Inoltre, aggiunge il Guardasigilli "ogni anno si registra il transito in carcere di circa 90.000 detenuti provenienti dalla libertà (arresti in flagranza, fermo, custodia cautelare) e che di questi restano in carcere 21.093 fino a 3 giorni, 1.915 fino a 7 giorni, 5.816 fino ad un mese, 5.009 fino a 3 mesi e 9.829 fino a 6 mesi, per un totale di oltre 40.000 persone". Di rilievo "è sottolineare che di questa aliquota di detenuti - come sopra detto - la percentuale degli stranieri è superiore a quella degli italiani. I detenuti in custodia cautelare fino ad un mese ammontano nell'anno a 28.824, il che - con tutta l'approssimazione del caso - equivale a dire che tale categoria di detenuti incide per circa 2.333 posti sul dato della presenza carceraria annuale". Il ricorso alla custodia cautelare sia estrema ratio "I dati sui detenuti ristretti in carcere per brevi periodi (fino a 1 mese o 3 mesi) denunciano inequivocabilmente come non sia puntualmente rispettato il criterio in base al quale la reclusione in carcere è una extrema ratio. Dubito che ciascuno di noi possa trovare un senso nella restrizione in carcere per tre giorni, per sette giorni, per dieci giorni, per quindici giorni o anche per 30 giorni". Lo dice il ministro della Giustizia, Francesco Nitto Palma, intervenendo nell'aula del Senato. E, sia chiaro, prosegue Palma, "anche per evitare inutili polemiche, quanto testè da me detto è ampiamente condiviso dal primo Presidente della Corte di cassazione il quale ha invitato i magistrati 'ad un uso sempre più prudente e misurato della misura cautelare restrittivà. A tacere di quanto affermato dal Presidente della Repubblica nel citato convegno; e cioè che si assiste ad un crescente ricorso alla custodia cautelare, abnorme estensione in concreto della carcerazione preventiva". Palma: manicomi criminali offendono la civiltà del diritto "Un'emergenza nell'emergenza penitenziaria è costituita dagli ospedali psichiatrici giudiziari, e chiamo in causa altri soggetti istituzionali che dovrebbero a pieno titolo farsi carico di un sistema che oggi offende la civiltà del diritto. L'insanabile contraddizione di una misura che si regge sul binomio carcere - manicomio gestita in luoghi che producono sofferenza, degrado, violazione della dignità e dei diritti fondamentali delle persone non può più essere tollerato in un Paese civile". Lo dice Il ministro della Giustizia, Francesco Nitto Palma, intervenendo al Senato. "Ancora oggi - spiega - assistiamo alla odiosa sopravvivenza di questi luoghi che non curano ma si limitano a contenere persone di cui nessuno vuole farsi carico, neanche quando è accertato il venir meno della pericolosità sociale che ne ha determinato l'internamento". Dunque, prosegue il ministro, "una prima, concreta risposta" a questa emergenza e all'appello lanciato qualche tempo fa dal Capo dello Stato "dovrà riguardare l'incredibile situazione dei 215 soggetti internati che permangono negli ospedali psichiatrici giudiziari, nonostante sia stata clinicamente accertata l'assenza di pericolosità sociale: una valutazione clinica cui non è seguita una analoga valutazione giuridica da parte del magistrato di sorveglianza il quale, al contrario, ha ritenuto la sussistenza della pericolosità". Occorreranno, aggiunge Nitto Palma, "interventi legislativi finalizzati alla modifica dell'attuale sistema che consente, di fatto, la possibilità di applicare le misure di sicurezza sine die, indipendentemente dalla natura e dalla gravità del reato commesso". Mentre "l'individuazione di un piano di trattamento sanitario con periodica rivalutazione potrebbe, ad esempio, consentire al giudice l'adozione di una misura analoga a quella prevista dall'articolo 286 del codice di procedura penale coinvolgendo in primis i dipartimenti di salute mentale, così come potrebbero essere approfondite le soluzioni adottate in alcuni ordinamenti stranieri, quale quello spagnolo che prevede un parallelismo tra la durata delle pene e la durata delle misure di sicurezza". Infine, per Palma "è necessaria la creazione di strutture pubbliche di ricovero intermedio che, favorendo un più stretto raccordo tra magistratura e servizi psichiatrici territoriali, possano costituire un'adeguata alternativa alla scelta tra ospedale psichiatrico giudiziario e ricorso a modalità di libertà vigilata, oggi stimate non sufficientemente sicure". Undici nuovi penitenziari "a bassa sicurezza" entro il 2013, costo di 349milioni di euro Il piano straordinario per l'edilizia penitenziaria sarà portato a termine entro il 2013, ma - annuncia il ministro della Giustizia Francesco Nitto Palma nel corso della seduta del Senato sull'emergenza carceraria - anziché gli 11 nuovi istituti classici ipotizzati in origine "si provvederà a varare, senza alcun danno per la sicurezza dei cittadini, il progetto di costruzione di carceri a bassa sicurezza in numero di circa 5.000 posti". I lavori di adeguamento saranno ultimati entro dicembre 2013 con un impegno di spesa di 349 milioni di euro. Nel tracciare un bilancio di quanto realizzato sino ad ora, Palma cita la realizzazione, negli ultimi tre anni, di "440 nuovi posti in carcere" e "la previsione di costruzione di 3.410 posti nuovi" entro i prossimi due anni. Il Guardasigilli ha annunciato "l'avvenuta ristrutturazione di 1.138 posti - detenuto" e "la previsione di ristrutturazione di altri 710 posti sempre entro il 2013". Sono state aperte le strutture carcerarie di Rieti, Trento e Favignana ed "è di prossima apertura quella di Gela, essendosi risolto il problema della condotta d'acqua". Franco Ionta, commissario delegato al piano straordinari carceri, è infine "impegnato nella rapida realizzazione della obsoleta struttura di Arghillà, monumento all'inefficienza del passato. A ciò - conclude Palma - deve aggiungersi che, in attuazione del piano carceri, sono state avviate le procedure di gara per l'assegnazione dei lavori di 20 padiglioni aggiuntivi, per un totale di 4000 posti, con un impegno di spesa - per 239 milioni di euro, lavori che saranno ultimati nel dicembre 2012". |