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* * * I fantasmi a volte ritornano. Specie se li rievochiamo, la suggestione diventa forte. Anche perchè le esperienze passate hanno lasciato il segno, con la soppressione del Tribunale di Sala Consilinae e di alcune importanti sezioni come quella di Eboli. E' una prestigiosa associazione di avvocati, la Camera Penale Salernitana, che ha rispolverato nei giorni scorsi lo spettro di nuove soppressioni di uffici giudiziari nella provincia di Salerno, già colpita nel 2012 dalla "epocale" qunto nefasta riforma completata dalla Ministra Severino. Per la verità non si tratta di una novità assoluta,...
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* GIUSTIZIA: AL MINISTERO SI LAVORA SULLA REVISIONE DELLE CIRCOSCRIZIONI GIUDIZIARIE. CRITICA LA POSIZIONE DLL'OUA: NO A CHIUSURE INDISCRIMINATE. INDETTE DUE GIORNATE DI PROTESTA PER IL 6 E 7 OTTOBRE PROSSIMI.
Sezioni: PRIMA FILA
Data di pubblicazione 17/09/2011

STATI GENERALI FORENSI
Avvocati: fallita la via dell'astensionismo si passa dalla protesta alla proposta

di Patrizia Maciocchi (Guida al Diritto)

16.09.2011

Sulle mosse anti-Manovra l'Oua chiama a raccolta gli Stati generali. All'ordine del giorno nell'incontro di Roma -convocato dall'Organismo unitario dell'avvocatura con i presidenti degli Ordini - la possibilità di un'inversione di rotta sulla stretegia per passare dalla protesta alla proposta. Bollata come un flop la via dell'astensionismo si cercano toni più bassi e temi più condivisi per farsi ascoltare sull'esigenza di lasciare alla professione il volto che gli avvocati stessi hanno voluto dargli con uno Statuto che, al momento, resta fermo nei meandri della Camera. La prossima mossa saranno due giornate di "proposta", il 6 e 7 ottobre da tenersi nei distretti giudiziari italiani, per discutere anche della nuova "mappa" che ridurrebbe la presenza dei tribunali minori sul territorio

* * *

(Il Sole 24 Ore del 15/9/2011) Parte il lavoro sui nuovi tribunali.
Il ministero della Giustizia accelera sulla nuova geografia giudiziaria. La manovra non è ancora
stata pubblicata in «Gazzetta» e già il guardasigilli Francesco Nitto Palma annuncia di avere
incaricato lo staff di via Arenula della costituzione di un gruppo di lavoro dedicato alla riforma.
Con l'obiettivo di portare a casa, magari prima dello spirare dei 12 mesi che la delega in manovra
affida al ministero, un intervento che, almeno nelle premesse, si annuncia di grande rilevanza.
Il ministro non lo nasconde, anzi lo enfatizza: «Oggi, anche a causa delle difficili condizioni
economiche, è venuto il tempo di superare ogni localismo e di curare esclusivamente l'interesse del
Paese, recuperando risorse ed efficienza al sistema giudiziario che deve diventare uno dei volani per
il recupero della competitività dell'Italia rispetto agli investitori internazionali».

L'appello del ministro cade però tra le perplessità
politiche e le contrarietà dichiarate dell'avvocatura
e della magistratura. Sul primo versante, un ordine del giorno di matrice Pd, approvato nell'ambito
della discussione finale sulla manovra, impegna il Governo a un supplemento di analisi e di
riflessione, a sentire, prima di prendere decisioni, tutte le categorie professionali e gli enti interessati
e a non fare mancare le risorse per il processo telematico anche nel campo penale. Per il documento
approvato, la riforma non deve essere una pura formalità per cancellare sedi giudiziarie. Meglio
sarebbe stato procedere allora con una legge ordinaria.
Osservazione, quest'ultima, condivisa dagli avvocati che questa mattina (16/9)hanno convocato a
Roma gli stati generali dell'avvocatura. Il presidente dell'Oua Maurizio De Tilla replica alle
dichiarazioni di Palma sottolineando che «questa non è di certo una riforma epocale. Il
dubbio è se assistiamo a un ennesimo spot pubblicitario, come già avvenuto con la fantomatica
diffusione del processo telematico, con la presunta riduzione dei riti, con il nuovo e
controverso meccanismo di invio telematico delle notifiche, o, peggio ancora, come con la
pessima normativa sulla mediaconciliazione obbligatoria, un sistema incostituzionale. Serve
un'inversione di rotta con progetti più credibili e sostenibili. Altro che localismi, al nostro
Paese serve finalmente un progetto forte e organico di riforma del settore».

E anche i magistrati indicano i punti critici. Per l'Anm «la ridefinizione dell'assetto territoriale degli
uffici requirenti anche con l'accorpamento in un unico ufficio di procura della competenza allo
svolgimento di funzioni requirenti in più tribunali è del tutto fuori dal sistema e foriera di gravi
disfunzioni sul piano organizzativo». Inoltre, «non appare razionale escludere dalla possibilità di
accorpamento i tribunali con sede nei comuni capoluogo di provincia alla data del 30 giugno 2011 e
dunque senza un coordinamento con la contemporanea scelta di soppressione di alcune province e
senza tenere in considerazione le caratteristiche dei tribunali presenti. Allo stesso modo, appare
irrazionale la previsione diretta a garantire comunque la presenza di almeno tre degli attuali uffici
giudiziari in ogni distretto, a prescindere dalle dimensioni del distretto e dei tribunali».

I tagli e i risparmi
650 - GLI UFFICI COINVOLTI. A essere interessati dall'intervento, sotto forma di soppressione o
di accorpamento a uffici già esistenti, sono circa 650 sedi giudiziarie, tra sezioni staccate dei
tribunali (il 50% di quelle esistenti), piccole procure (34,8%) oppure sedi non circondariali dei
giudici di pace (72%)
12 - I MESI A DISPOSIZIONE. La delega contenuta nella manovra affida un anno di tempo al
ministero della Giustizia per procedere alla revisione delle circoscrizioni giudiziarie; nei due anni
successivi potranno comunque essere approvate correzioni e modifiche all'assetto raggiunto; sui
decreti andrà acquisito il parere del Csm
60 MLN - I RISPARMI ATTESI. Dalla revisione della geografia giudiziaria il ministero della
Giustizia punta a risparmiare, secondo una stima prudenziale, almeno 60 milioni, con riferimento
alle spese di gestione e funzionamento delle strutture. Solo l'accorpamento degli uffici di procura
permetterebbe di risparmiare il 10% del contributo dovuto ai comuni.


* * *

ROMA, 16/9/2011 - Due giornate di protesta, il 6 e 7 ottobre prossimi in 100 città d'Italia, contro gli interventi sulla giustizia previsti dalla manovra e la riforma dlele profesisoni: è la proposta di cui stanno discutendo gli Stati generali dell'avvocatura, a cui partecipano più di 100 Ordini degli avvocati, oltre il Consiglio nazionale forense e l'assemblea dell'Organismo unitario dell'avvocatura.

"Informeremo gli italiani - ha detto il presidente dell'Oua, Maurizio de Tilla - su una legge che prevede la chiusura di circa 50 tribunali, l'aumento del contributo unificato, norme vessatorie sulla mediaconciliazione obbligatoria, che è un sistema, oltretutto, incostituzionale e non in linea con le direttive europee. Tutti provvedimenti che danneggiano i cittadini perché comprimono e riducono il sistema dei diritti tutelabili e che servono solo per fare cassa, non per eliminare gli sprechi. Viene da chiedersi dove sono finiti i tanti annunciati tagli ai costi della politica. Non solo - ha aggiunto il presidente Oua - scenderemo in piazza anche per opporci al complessivo attacco alle professioni, ormai equiparate a delle semplici imprese".

"Ma le manifestazioni - ha concluso de Tilla - sono necessaria anche per coniugare la protesta con la proposta. Lo ricordiamo ancora una volta, l'Organismo unitario dell'avvocatura, l'Associazione nazionale magistrati e tutti gli altri sottoscrittori del Patto per la Giustizia hanno avanzato un progetto concreto per far funzionare la macchina giudiziaria che è rimasto inevaso. Non solo. Sul tavolo c'è da mesi anche un Decalogo di spunti concreti presentato dell'Oua: manager nella direzione degli uffici giudiziari, applicazione integrale del metodo Barbuto (il Tribunale di Torino che ha fortemente ridotto tempi e recuperato efficienza), maggiori risorse ben impiegate, riforma del giudice laico, diffusione su tutto il territorio del processo telematico, rivisitazione delle sezioni distaccate, migliore ripartizione nel territorio degli uffici giudiziari. Il Governo, invece, ha partorito una 'riformicchia' che non risolve i veri problemi e che peggiora in modo 'epocale' la situazione. È giunto il momento di una inversione di rotta e di un serio confronto: l'avvocatura è pronta".

* * *

Roma, 14/9/2011. Il ministro della Giustizia Francesco Nitto Palma ha precisato che nel decidere accorpamenti e tagli il governo «valuterà caso per caso la situazione geografica, infrastrutturale e il tipo di pendenze. Perché – ha aggiunto – la revisione è ispirata, sì, a problemi economici e di efficienza dell'azione giudiziaria, ma non può prescindere dalle esigenze dei cittadini serviti da un determinato Tribunale».
La delega per la riforma sarà votata in settimana con il dl sulla manovra economica e subito dopo il ministero si metterà al lavoro – anche con il Csm – per i decreti delegati (ci sono 12 mesi di tempo).
Si dovrebbe partire «dal basso»: prima i giudici di pace, poi le sezioni distaccate, infine i Tribunalini ed, eventualmente, le Procurine per le quali, peraltro, la delega parla di «possibilità» di accorpamento, senza alcun vincolo.
Quest'ultimo, è uno dei punti che preoccupano di più l'Anm, pur favorevole alla revisione della geografia giudiziaria, perché si teme, tra l'altro, che la disarticolazione di Tribunali e Procure possa diventare il primo passo (sia pure solo fisico, e quindi simbolico) di una separazione tra giudici e pm.
«Non condivido questa critica» ha detto ieri Nitto Palma né le altre due formulate dall'Anm «che chiede - ha ricordato - di eliminare i Tribunali con meno di 20 magistrati e che non ci sia il limite di 3 Tribunali per ciascun distretto di Corte d'appello». «Non è detto che un Tribunale piccolo sia un non Tribunale», ha sostenuto il guardasigilli dopo aver precisato che si procederà «caso per caso», sulla base dei criteri fissati nella delega.
Nella quale, peraltro, non sono indicati numeri né per quanto attiene il numero di uffici da tagliare o accorpare né sulle dimensioni minime dei Tribunalini.
Spetterà a un pool di magistrati del ministero – dopo il voto di fiducia della Camera – individuare i tagli e gli accorpamenti.
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