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Giustizia: Pannella; meglio l’amnistia della truffa Alfano. Sciopero della fame del leader radicale.
Altro che prescrizione breve, altro che riforma Alfano: “Per affrontare in modo serio il problema del funzionamento della giustizia in Italia, e l’emergenza del sovraffollamento delle carceri, non si può che cominciare dall’amnistia. Un’altra strada non c’è”. Marco Pannella, che proprio per questo è in sciopero della fame da quasi un mese e mezzo, ricorre al paradosso per spiegare come un provvedimento parlamentare che estingua i reati sia una soluzione molto più equa di quella che la realtà presenta: “Oggi lo Stato è fuorilegge, è un delinquente professionale: mandare in prescrizione 200 mila processi all’anno, negare il principio - esistente dai tempi del diritto romano per cui la sentenza si ottiene in tempi reali, significa infatti negare la giustizia e riempire le carceri di detenuti che per il 30 per cento, lo dicono le statistiche, sono ancora in attesa di giudizio”, spiega il leader radicale tratteggiando una situazione che, dice, “è sicuramente più infame di quella che ci ha lasciato il ventennio fascista”. “L’amnistia è l’unico modo per impedire che migliaia dì persone, magari colpevoli dei peggiori reati, se ne vadano liberi grazie alla prescrizione, servirebbe per superare il collasso del sistema carcerario e per consentire ai magistrati di fare il loro lavoro man mano che i processi vengono a maturazione”, spiega Pannella. Quando gli si fa osservare che per vararla servirebbero i due terzi del Parlamento, e che però i favorevoli si contano sulla punta delle dita, allarga le braccia. “Una volta si diceva che l’amnistia si concede ogni morte di Papa, e quando Giovanni Paolo II in Parlamento chiese una misura di clemenza per i detenuti, l’Aula esplose in un’ovazione. Ma, in realtà, da oltre vent’anni la politica preferisce l’amnistia di classe delle prescrizioni: i partiti sono contrari al provvedimento che invochiamo, oppure lo ritengono impossibile da realizzare. Risultato: nessuno studia sul serio questa possibilità, e ci pigliano per il culo. Lo chiamano provvedimento di clemenza: ma questa volta sarebbe una misura di riforma, una norma pratica e di buon senso”. |