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* Anche a Salerno la giornata della memoria per i magistrati vittime del terrorismo. L'A.N.M. ricorda Nicola Giacumnbi.
Antonella Barone da il Mattino. Salerno, 9 maggio 2011. I magistrati salernitani non vogliono dimenticare i loro colleghi uccisi dalle brigate rosse o da altre formazioni terroristiche. E così oggi, si celebra anche a Salerno la giornata della memoria per ricordare i magistrati vittime del terrorismo. L'Anm locale, in conformità con quanto deciso dall'Associazione in ambito nazionale, ha promosso un'iniziativa che si terrà alle ore 12.15 nell'aula Parrilli. Sarà il procuratore della Repubblica Franco Roberti a ricordare il suo collega Nicola Giacumbi ucciso il 16 marzo del 1980 dalla colonna della Br Fabrizio Pelli davanti al portone della sua abitazione di fronte al Palazzo di Giustizia. L'intervento del procuratore Roberti è previsto al termine della proiezione di un video, che ripropone alcune scene del giorno del delitto. Con Nicola Giacumbi, saranno ricordati da Franco Roberti anche gli altri magistrati caduti per mano delle organizzazioni terroristiche. «Vogliamo ricordare la figura di colleghi che hanno difeso la democrazia», afferma Vincenzo Pellegrino, presidente della giunta distrettuale dell'Anm. E Gaetano Sgroia, componente della giunta nazionale dell'Anm aggiunge: «È la risposta a chi ha paragonato i magistrati alle brigate rosse, dimostrando di non avere né memoria storica, né cultura istituzionale». Anche il presidente dell’amministrazione provinciae Edmondo Cirielli ha ribadito l’importanza dell’iniziativa: «Un ricordo particolare - ha detto - va ai militari salernitani Carmine Calò e Massimiliano Randino, caduti a Kabul, nella convinzione che con il loro eroico sacrificio hanno contribuito a salvare l'Italia dai pericoli del terrorismo internazionale». Il messaggio di Cirielli è rivolto soprattutto ai govani: «Alle nuove generazioni rivolgiamo l'invito ad onorare le vittime del terrorismo, interno ed internazionale, e a far proprio l'ammonimento del Presidente della Repubblica di non scambiare l'attacco criminale allo Stato e alle persone, per manifestazioni di dissenso o contestazione politica. Per quelle scelte, per quei comportamenti, non c'è giustificazione o attenuante possibile». * * * STORIE DI GIUDICI E TERRORISTI Giacumbi, 14 colpi dopo il cinema. (tratto da La Repubblica) Domenica 16 marzo 1980, corso Garibaldi, Salerno. Le otto della sera. Piove. Il procuratore della Repubblica facente funzioni Nicola Giacumbi, 52 anni, sta rientrando a casa in compagnia della moglie, Carmela Di Renna, 34 anni, dopo aver visto Kramer contro Kramer al cinema Capitol. E' già sull'uscio quando sbucano due giovani che gli scaricano addosso 14 colpi di pistola col silenziatore. Il procuratore muore all'istante, la moglie è viva per un soffio: un bossolo le ha sfiorato la nuca. Hanno un figlio di cinque anni, Giuseppe, che è rimasto a casa con i nonni. Le prime edizioni dei grandi giornali fanno appena in tempo a dare la notizia, la cui attribuzione sulle prime è confusa, poi in un volantino trovato in un bar della città, ecco la rivendicazione: è stata la colonna "Fabrizio Pelli" delle Brigate Rosse. Pelli era un giovane terrorista di Reggio Emilia morto l'anno prima in carcere per leucemia, e giovani sono i sicari che hanno fatto di lui una bandiera: esponenti del '77, operai transitati per l'autonomia, la figlia di un noto oculista, il figlio di un consigliere comunale socialista. Quando li prenderanno, l'anno dopo, emergerà una verità incredibile: Giacumbi è stato ucciso per vendicare la morte del militante di sinistra romano Valerio Verbano, avvenuta nel quartiere Monte Sacro il 22 febbraio 1980. E che c'entrava Giacumbi?, domanda il pm Silvio Sacchi. "Era anche lui un fascista". Non ancora riconosciuti dalle Brigate Rosse gli otto membri della colonna salernitana volevano, con quel delitto, accreditarsi. E' un'Italia impazzita. Un mese prima, all'università La Sapienza di Roma, davanti agli occhi della giovane assistente Rosy Bindi, la brigatista Maria Laura Braghetti ha ammazzato il professor Vittorio Bachelet, 54 anni, giurista cattolico e soprattutto vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura. Bisogna leggere l'articolo di Giampaolo Pansa su Repubblica - mercoledì 13 febbraio 1980 - per capire l'humus nel quale il terrorismo prosperava. Le scritte pro terroristi sui muri dell'ateneo erano ovunque: "Democristiano impara, la P38 spara!", "Mille Casalegno", perfino "Viva le Brigate Rosse". Luciano Lama che affranto affronta gli studenti: "Anche quest'uomo appartiene alla nostra famiglia. Basta! Dobbiamo difendere la vita contro la morte! Dovete difenderla voi giovani! Cos'è la gioventù senza la vita?" Gli assassini del dottor Giacumbi - un servitore dello Stato - furono tutti condannati, al termine di complicati processi; l'esecutore materiale - Vincenzo De Stefano - ebbe 23 anni, pena ridotta per la dissociazione dalla lotta armata, ma quando i dibattimenti entrarono nel vivo, a metà degli anni Ottanta, la vicenda era ormai relegata nelle pagine locali dei giornali campani. Non aveva la scorta, pur temendo per la propria vita, come confidò alla moglie - un'insegnante di lettere - qualche giorno prima di morire: "Non penso a me, ma a quel che può accadere a te e a Giuseppe". Giuseppe è diventato ingegnere chimico a Taranto. Ha 36 anni. |