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* MEDIAZIONE: AVVOCATI ANCORA IN SCIOPERO IL 23 GIUGNO.
IL SOLE 24 ORE.
Sulla conciliazione avvocati in sciopero anche il 23 giugno L'APPELLO - L'avvocatura rilancia la proposta dell'ordine di Firenze di chiedere ai magistrati di disapplicare l'obbligo su istanza delle parti Chiedere ai giudici di disapplicare l'obbligatorietà della procedura di conciliazione. L'Oua – l'Organismo unitario dell'avvocatura – ha fatto propria la delibera dell'Ordine degli avvocati di Firenze che invita i giudici, su istanza delle parti, a non applicare la via obbligatoria della mediazione civile. E intanto rilancia una nuova giornata di astensione dalle udienze. Il nuovo sciopero degli avvocati si terrà il prossimo 23 giugno, confermando la scelta della protesta a oltranza per sabotare la mediaconciliazione, cioè il tentativo (obbligatorio) di trovare un accordo amichevole tra le parti coinvolte in una lite civile o commerciale. Per alcune materie, dalle locazioni all'affitto di aziende, dalle successioni ai contratti assicurativi, il passaggio da uno dei 160 organismi di mediazione fin qui accreditati dal ministero della Giustizia è diventata, infatti, «condizione di procedibilità». Dal canto suo, l'Oua – forte dell'adesione compatta degli ordini e delle associazioni forensi (anche se alcuni Ordini locali, come Venezia e Roma hanno espresso posizioni distinte) – sottolinea che «la mancata apertura di un qualunque canale di dialogo da parte del ministero della Giustizia e ricorda che la risposta alle decise e massicce proteste dell' avvocatura, nonché alle critiche avanzate da tutti gli operatori della giustizia (avvocati,magistrati, giudici onorari e di pace, funzionari, eccetera), passa per l'approvazione urgente dei disegno di legge bipartisan – all'esame del Senato – per la modifica della mediaconciliazione e presentato da Domenico Benedetti Valentini e Silvia Della Monica». Da qui, la proclamazione di un'ulteriore giornata di astensione per il 23 di giugno: «La mediaconciliazione – ha proseguito de Tilla – è stata rinviata dal Tar Lazio alla Corte Costituzionale e l'Oua denuncia da mesi i molteplici profili di incostituzionalità. Ma vi è di più, il sistema varato in Italia è in contrasto palese con la normativa europea perché è costoso per i cittadini, perché condiziona il successivo giudizio, per i tempi troppo lunghi. In sintesi perché limita l'accesso alla giustizia per i cittadini». A metà aprile (si veda Il Sole 24 Ore del 15 aprile), nel corso dell'ultimo sciopero proclamato, l'Oua aveva rilanciato il fronte della protesta sulla base di tre punti: prevedere la facoltà delle parti di non aderire al procedimento senza dover subire ulteriori costi oltre a quello iniziale di 40 euro, il divieto per il mediatore di formulare la proposta di accordo senza l'esplicito consenso delle parti e il rilascio, da parte dell'organismo di conciliazione, del certificato di conclusione della procedura anche nel caso in cui una sola delle parti non intenda aderire alla procedura. Intanto, in attesa della pronuncia della Corte Costituzionale, cui il Tar Lazio ha rimesso questione di legittimità in relazione ad alcuni passaggi che regolano la mediaconciliazione, l'Oua chiede la chiusura degli organismi privati di mediazione e minaccia una "class action" per la tutela di chi non vuole partecipare alla procedura. |