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*MEDIACONCILIAZIONE: IL GOVERNO CONTRO IL RINVIO DI UN ANNO.
Il governo punta sul maxiemendamento al decreto annullando le misure decise in commissione
Ora il Milleproroghe cambia rotta
Nuovo destino per conciliazione e ricorsi sui licenziamenti.
Sulla media-conciliazione e sui ricorsi per i licenziamenti dei precari il governo va per la sua strada. E, malgrado le commissioni affari costituzionali e bilancio del senato abbiano approvato emendamenti per protrarre di un anno l'avvio di entrambe le misure, i ministeri di giustizia e welfare presenteranno nel maxiemendamento al decreto milleproroghe due norme in aperto in contrasto con le decisioni parlamentari.
Per ciò che riguarda lo strumento conciliatorio per le controversie civili (la cui entrata in vigore è prevista per il 22 marzo, ndr), il dicastero di via Arenula vuole far slittare l'obbligatorietà soltanto per le liti di condominio e per quelle stradali, mentre Maurizio Sacconi intende cancellare l'intervento dei senatori, che ha riaperto i termini per l'impugnazione dei licenziamenti, la cui soglia limite è fissata dalla legge 183/10, il cosiddetto collegato lavoro, al 23 gennaio. Si profila, dunque, un accesissimo scontro su un provvedimento che arriverà in aula martedì con il voto di fiducia, e che vede numerosi parlamentari del centrodestra, soprattutto per ciò che riguarda la media-conciliazione, opporsi strenuamente alle prese di posizione dell'esecutivo; la questione è delicata, anche perché ad avere ottenuto il semaforo verde è una proposta di modifica firmata da Luigi Lusi (Pd), su cui la maggioranza ha fatto convergere i propri voti. Una scelta non condivisa da chi, al contrario, si sta adoperando per «fare la propria parte nella gestione delle mediazioni e nella organizzazione dei servizi», ovvero l'unione delle camere di commercio italiane, il cui presidente Ferruccio Dardanello ricorda che sono state amministrate finora 80.000 conciliazioni e che va realizzata quella «giustizia di prossimità» a cui si è più volte richiamato il guardasigilli. A tal proposito, fonti governative, in queste ore, riferiscono a ItaliaOggi dell'ira di Angelino Alfano e Maurizio Sacconi, pronti a battersi contro «un doppio agguato, su cui aleggia un orrendo odore di lobby di avvocati, che vede in prima fila più di un esponente del Pdl». Più sfumato il commento del senatore pidiellino Maurizio Castro che sottolinea come l'emendamento sui ricorsi del personale precario «vada contro lo spirito della legge, nata con un forte coinvolgimento sindacale, che non può essere rimesso in discussione con leggerezza». Al senato, intanto, in I e V commissione, riunite per ore fino a tarda sera, regna l'incertezza su molte materie che potranno, o meno, sbarcare in assemblea. Ecco alcuni tasselli del mosaico del milleproroghe che si stanno faticosamente (e senza garanzie di successo) assemblando. Agricoltura. C'è grande agitazione nel comparto, poiché nel maxiemendamento (la cui stesura definitiva avverrà fra lunedì e martedì, ndr) non si sa se finiranno un intervento a favore del settore bieticolosaccarifero da 21 milioni, né gli stanziamenti (da 70 e 56,5 milioni) destinati al bonus gasolio per le serre e all'associazione italiana allevatori. Qualora i testi ricevessero in questa fase un «no», il presidente della commissione agricoltura di palazzo Madama, Paolo Scarpa Bonazza, ha fatto sapere di essere pronto a ripresentarli in aula. Cultura. Passa la proposta di destinare 15 milioni in più al Fus (Fondo unico per lo spettacolo) e viene riconosciuto un finanziamento di 3 milioni sia all'Arena di Verona, sia alla Scala di Milano. Il governo, invece, propone di aumentare di un euro il prezzo del biglietto del cinema dal 1° luglio 2011 al 31 dicembre 2013. Editoria. Arrivano 30 milioni per il sostegno all'editoria e 15 milioni per radio e tv locali. Poste. Appare e scompare nel giro di un pomeriggio la norma del Pdl che avrebbe permesso a Poste italiane di acquistare partecipazioni nelle banche. Simona D'Alessi |