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* DIRIGENTI GIUSTIZIA. COMUNICATO PER L'INAUGURAZIONE DELL'ANNO GIUDIZIARIO 2011.
ASSOCIAZIONE DIRIGENTI GIUSTIZIA.
COMUNICATO INAUGURAZIONE ANNO GIUDIZIARIO 2011 Nel mondo della Giustizia non si è mai parlato cosìtanto di “organizzazione”. Eppure registriamo pesanti incoerenze rispetto alla necessità di costruire unamoderna organizzazione giudiziaria. Lo scorso 18 gennaio, il Ministro della Pubblica Amministrazione Brunetta, presentando assieme al Ministro Alfano il protocollo d’intesa sottoscritto con il C.S.M., ha dichiarato di essere convinto che “l’80% dei problemi della giustizia italiana sia di natura organizzativa”, aggiungendo che “all’obsolescenza delle macchine e delle tecnologie va sommata l’obsolescenza culturale delle persone”. A questo recupero di centralità della “questione organizzativa” da parte del decisore politico, si accompagna una complessiva crescita di tale consapevolezza da parte di tutti gli attori, istituzionali e professionali, del mondo della giustizia. L’Organismo Unitario dell’Avvocatura ha orientato larga parte del proprio “decalogo” di proposte ad aspetti organizzativi e gestionali. L’Associazione Nazionale Magistrati ha dedicato un’intera sessione del proprio XXX congresso nazionale all’organizzazione. Dal canto suo, il Consiglio Superiore della Magistratura, già nella precedente consiliatura, ha impresso un forte impulso all’attività della propria settima commissione dedicata, appunto, all’organizzazione degli Uffici giudiziari. Eppure, questa condivisione così diffusa, non ha impedito di registrare incoerenze e debolezze nelle concrete scelte operate. Come Dirigenti dell’organizzazione giudiziaria, riteniamo doveroso segnalarne alcune. Intanto, questa inaugurazione si svolge in emblematica coincidenza del terzo anniversario dello svolgimento (29 e 30 gennaio 2008) delle prove scritte del concorso a 40 posti da Dirigente senza che neanche sia conclusa la correzione degli elaborati. A questo punto ci chiediamo: un’amministrazione che vede coperte soltanto 209 delle 408 posizioni dirigenziali ancora distribuite sul territorio (la individuazione delle 61 da sopprimere, che porterà la pianta a 347, ancora non è stata effettuata) può, credibilmente, puntare a realizzare “processi brevi” se in 3 anni non riesce neanche a svolgere la prima metà di un procedimento amministrativo? E, ancora, ci chiediamo: si può perseguire, seriamente, una riorganizzazione senza assicurare la presenza e l’apporto proprio delle figure professionali deputate a dirigere gli aspetti organizzativi e gestionali? Ma, oltre all’inaccettabile lentezza con cui si sta gestendo il concorso a Dirigente, quello che denunciamo è l’assoluta dismissione di ogni politica di reclutamento di nuove leve di personale amministrativo. Non c’è operazione di risanamento finanziario, nella cui necessità, peraltro, ci riconosciamo pienamente, che possa dettare la completa negazione di ogni nuovo ingresso. Se si opera così, non soltanto si determina quella “obsolescenza” lamentata dal Ministro Brunetta. In questo modo un’organizzazione la si condanna. E, per di più, si compiono degli sprechi. Che frutto daranno i milioni di euro del Fondo Sociale Europeo, impiegati a sostenere, attraverso i progetti di diffusione delle best practices, la riorganizzazione di oltre 80 Uffici italiani, se l’innovazione perseguita non troverà le spalle su cui fare leva? Se non troverà nuove professionalità, giovani intelligenze che la sostengano? Altra contraddizione che rileviamo è poi la perdurante incertezza nell’affermazione del nuovo modello di governo degli Uffici Giudiziari previsto dal Decreto Legislativo n° 240 del 25 luglio 2006. Dopo l’entrata in efficacia della nuova normativa (significativamente l’unico segmento della riforma dell’ordinamento giudiziario su cui si stabilì la convergenza tra i due schieramenti politici avvicendatisi nel governo del Paese) fu rapidamente conferita ai Dirigenti amministrativi la concreta gestione delle risorse umane, mentre la gestione delle risorse materiali, strumentali e finanziarie fu differita. Sono passati oltre quattro anni: cosa impedisce di superare un assetto fonte di ambiguità e peraltro incoerente con il dettato legislativo? Nel campo dello sviluppo tecnologico ed informatico, come Dirigenti siamo stati in prima fila a sostenere i progetti in corso. E ci siamo riconosciuti nell’illustrazione –compiuta alcuni giorni fa dal Ministro Alfano- dei risultati conseguiti. Non possiamo però archiviare senza qualche preoccupazione la vicenda della scongiurata cessazione dell’assistenza informatica applicativa. E’ stata annunciata il 29 dicembre come decorrente dal 2 gennaio, provvisoriamente superata con una comunicazione del 5 gennaio, definitivamente assicurata per tutto il 2011 con una comunicazione del 25 gennaio scorso. Si comprende agevolmente come resta difficile costruire un durevole sviluppo organizzativo in una situazione di così sofferta incertezza. A riguardo, mentre prendiamo atto con soddisfazione della tenuta, anzi del lieve incremento, dei fondi destinati al Processo telematico (7,9 milioni nel 2010 contro i 7,3 milioni del 2009), ci interroghiamo sulle ricadute che determinerà, in assenza di un organico ripensamento delle voci di spesa, la severa diminuzione degli stanziamenti complessivi. Se raffrontiamo il rapporto tra spesa per gli Uffici Giudicanti e PIL l’Italia registra un inquietante 0,18, ben inferiore ad una media europea dello 0,24. Del resto, nel triennio 2006-2008 la quota di bilancio statale devoluta alla Giustizia è scesa di circa il 7% a fronte di un incremento europeo del 27%. Da Dirigenti dello Stato, ci siamo sempre distinti, spesso in solitaria controtendenza, nel non rivendicare nuove e maggiori risorse finanziarie. Crediamo sussistano margini di recupero di risorse, a partire da una seria ancorché prudente rivisitazione della geografia giudiziaria, in grado di assicurare al servizio giustizia stanziamenti certi e coerenti con i progetti di sviluppo perseguiti. Da tempo, come Associazione Dirigenti, proponiamo la soppressione di 300 degli attuali 848 Uffici del Giudice di Pace. Questo ricondurrebbe la nostra organizzazione intorno ai 1000 uffici sul territorio e libererebbe più risorse di quanto si possa immaginare. Sul punto delle risorse ci permettiamo, conclusivamente, di aggiungere ancora due annotazioni. Non riteniamo condivisibile la riluttanza a metter mano ad una riduzione, almeno, degli Uffici del Giudice di Pace in assenza di una piena condivisione parlamentare e delle amministrazioni locali interessate. Registriamo, a riguardo che in altri campi, dai progetti TAV alla stessa riforma dell’Ordinamento Giudiziario, questa esigenza di unanimità di consenso non è stata ritenuta indispensabile. Infine, crediamo che la convinzione da consolidare sia incominciare a intendere il servizio giustizia come una grande infrastruttura, utile, necessaria allo sviluppo. E’ dell’inizio di questa settimana la revisione al ribasso (appena l’1 % per il 2011 e 1,3% nel 2012) della stima di crescita del PIL italiano operata dal Fondo Monetario Internazionale. La piena assunzione dell’idea che il buon funzionamento della Giustizia concorre alla crescita, forse potrebbe aiutarci ad adottare un’idea innovativa anche riguardo all’impiego delle risorse. Come Dirigenti, restiamo, ovviamente, disponibili ed interessati all’elaborazione ed al lavoro necessari per assicurare questa prospettiva. 28 gennaio 2011 |