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*SALERNO.INAUGURAZIONE DELL'ANNO GIUDIZIARIO 2011. I MAGISTRATI INVOCANO LA RAZIONALIZZAZIONE DEI SERVIZI E LA REVISIONE DEGLI UFFICI TERRITORIALI CON LA SOPPRESSIONE DELLE SEZIONI DISTACCATE INUTILI. DURO INTERVENTO DEL PRESIDENTE AVV. AMERICO MONTERA: Salerno ancora attende "«la nomina del presidente del Tribunale e del Presidente della Corte d'appello, nomine che devono evidentemente ottenere prima il gradimento in altre stanze”.
Salerno. Sabato 29/11/2011. Tempi biblici dei processi, organico ridotto al lumicino, sede inadeguata e “geografia” giudiziaria tutta da rivedere. Si è aperto con gli atavici problemi che affliggono la giustizia l'anno giudiziario 2011 che,come da tradizione, ha visto radunati nell'aula al secondo piano del palazzo di giustizia di Salerno, magistrati, avvocati, personale giudiziario e personaggi politici. Ad inaugurare i lavori, quest'anno è stato il presidente facente funzioni della Corte d'Appello di Salerno Matteo Casale, subentrato la scorsa estate ad Umberto Marconi trasferito ad altro incarico dal Csm perché finito nelle informative dei carabinieri nell'ambito dello scandalo del dossier contro Caldoro. E la bufera giudiziaria che ha travolto Marconi ha “aleggiato” come uno spettro sulla cerimonia di ieri che ha visto per l'ultima volta Casale a Salerno perché, già “promosso” a presidente della Corte d'Appello di Potenza, procura che raggiungerà tra poco mentre Salerno continua ad attendere da mesi, come tuonato dal presidente dell'ordine degli avvocati di Salerno Americo Montera nel suo discorso «la nomina del presidente del Tribunale e del Presidente della Corte d'appello, nomine che devono evidentemente ottenere prima il gradimento in altre stanze”. Il presidente Casale, nella sua relazione, è partito proprio dall'obiettivo, sempre più utopistico, della “ragionevole durata del processo”: «Per conseguire tale obiettivo – ha spiegato Casale - occorre recuperare in tutti gli ambiti della vita civile quel “Senso dello stato” che, oggi sopito, riesca a riportare l'intera comunità sulla strada del recupero dei valori umani, che il materialismo, l'individualismo egoistico e l'arrivismo hanno relegato nel dimenticatoio». La necessità di un potenziamento degli organici con riguardo a tutte e tre le sezioni (Civile, penale e Lavoro); la necessità di sopprimere alcune sezioni distaccate che «non hanno ragione d'essere, sia perché geograficamente situate in località non distanti dalla sede centrale, sia soprattutto perché non possono molto spesso, assicurare una risposta di giustizia adeguata e sufficiente per le note e svariare carenze»; la situazione logistica degli uffici, in particolare quelli di Salerno, che permane molto grave «sia per la insufficienza degli spazi, sia per la inidoneità di alcuni di essi»: sono stati questi tutti argomenti trattati da Casale che, nel corso della sua relazione, ha poi evidenziato la necessità di un tempestivo completamento dei lavori della Cittadella giudiziaria, «l'inizio della cui realizzazione – ha spiegato il presidente facente funzioni– risale, ormai, a diversi anni nel corso dei quali sono intervenute interferenze ed impedimenti, che hanno comportato spesso la sospensione dei lavori». «Attualmente – ha spiegato Casale – dopo l'ultimazione quasi integrale dell'edificio “A”, dove troveranno sistemazione i servizi generali e l'Ordine forense, i lavori sono in corso ma riguardano soltanto i due edifici destinati al tribunale civile e a quello penale. Ma ciò che più preoccupa è, come segnalato dal Comune di Salerno – la necessità di assicurare il ribasso d'asta di circa 7 milioni di euro per consentire il completamento dell'edificio “C”, la sicurezza attiva e il ripristino delle opere danneggiate, nonché il finanziamento ulteriore di 30 milioni di euro indispensabile per il completamento dell'intera opera». Unica nota positiva è stata,«l'informatizzazione delle sezioni Civile e Penale, dopo che da circa tre anni è stata realizzata quella della Sezione lavoro». La cerimonia è poi proseguita con l'intervento del componente del consiglio superiore della Magistratura Angelantonio Racanelli che ha ricordato la funzione del Csm quale «organo chiamato a tutelare l'indipendenza della magistratura» all'interno di una realtà dove «non sempre i magistrati, costretti il più delle volte a lavorare in condizioni critiche, sono stati tutelati». In rappresentanza del ministro della giustizia Angelino Alfano, vi era l'avvocato Nino Marotta che ha elencato, con un “singolare” ottimismo, una serie di dati che hanno “contrastato”, e non poco, con la forse più realistica e negativa prospettazione resa dagli altri relatori nel corso della cerimonia. Condita da applausi è stata poi la relazione del Procuratore generale Lucio Di Pietro che ha parlato della grave “crisi di credibilità della giustizia sia penale che civile”, acuita dalla «mancata attuazione del principio della ragionevole durata del processo». «A distanza di 11 anni dall'introduzione del principio costituzionale della ragionevole durata del processo – ha affermato il Pg Di Pietro – resta stabile assestandosi a tre milioni e 29mila il numero dei processi pendenti mentre continuiamo ad assistere impotenti a sentenze che si concludono dopo considerevole tempo e, sempre più spesso, con la prescrizione che cancella i reati. Mancano 1115 magistrati togati , mentre diminuisce il personale amministrativo che non viene sostituito per il blocco delle assunzioni. Assistiamo a rinvii biblici di udienze anche a causa della mancanza di aule e siamo costretti a lavorare solo la mattina per non pagare gli straordinari al personale amministrativo che non viene sostituito per il blocco delle assunzioni». Nell’ambito delle indagini penali il Pg Di Pietro ha evidenziato l’esistenza di rapporti pericolosi, «commistioni perverse” tra «organizzazioni criminali esettori della pubblica amministrazione. Occorre che le istituzioni - ha concluso Di Pietro - adottino provvedimenti contro la disoccupazione giovanile per evitare che la stessa aumenti il mercato dell’illegalità». «Fino a pochi anni fa - ha affermato Montera nel suo intervento - questa manifestazione era gremita in quanto affollata dagli operatori della giustizia e dai cittadini perché ricca di proproste, di risposte e di speranze. Ad ogni esordio si profferivano parole “Questo sarà l'anno delle riforme” ma, l'anno luterano, non è mai arrivato. All'inutile e vuoto susseguirsi delle cerimonie sono sopravvissuti solo questi drappeggi. Le risposte e, quindi, le proproste, non sono mai arrivate. Di speranze, di riforme illuminate, non se ne parla più: ed eccoci qui come quattro, mesti amici al bar, che discutono stancamente di promesse non mantenute. Ma questa volta – ha proseguito Montera – non lancerò nessun grido di allarme. Come posso infatti avere la sicumera di evidenziare a chi tra qualche ora farà ritorno in quei palazzi capitolini dove dimora il peggio del nostro Paese, in quei palazzi abitati da oltre 20 anni da politici che non hanno mai lavorato in vita loro, che la sede centrale del tribunale di Salerno e le sezioni distaccate sono allo sfascio? Mi preme chiarire – ha poi concluso Montera – che non appartengo né simpatizzo per nessuno degli attuali schieramenti politici: ho l'orgoglio di affermare che sono un uomo libero e solo un uomo libero può esercitare la professione di avvocato». Significativo, poi, l’intervento dell’onorevole Tino Iannuzzi che ha ricordato il gravissimo episodio dell’omicidio del sindaco di Pollica Angelo Vassallo. «Alle nostre spalle – ha affermato Iannuzzi – ci lasciamo un anno che ha segnato in maniera devastante le nostre vite: nel bellissimo Cilento è caduto, sotto i colpi della bestia criminale, Angelo Vassallo, un simbolo di buon governo che ha trasformato il centro di Acciaroli da piccolo borgo di pescatori in un polo turistico d'eccellenza. Angelo Vassallo ha però sempre mantenuto alta la frontiera della legalità garantendo il rispetto delle regole. Inauguriamo quindi l'anno giudiziario non solo con questa lacerante ferita nel cuore ma anche in un periodo di grave crisi economica e di caduta del senso delle istituzioni e dello Stato. Per affronatre i nodi della giustizia occorrerebbe ripartire dalle questioni vere: assenza di risorse finanziarie, umane e legislative, i tempi biblici della giustizia sia penale che civile e la carenza del personale. Bisogna voltare pagina avendo come stella polare il senso del dovere che va ad estendersi non solo alla magistratura ma anche alla politica nel presupposto che quest'ultima debba essere autorevole, esemplare e limpida sia nei comportamenti pubblici che nella vita privata. I magistrati, infine, nell'esercizio delle loro funzioni devono ricordare che detengono un ruolo importantissimo, quello di disporre della libertà dei cittadini e non devono più ripetersi episodi come quello degli ultimi giorni che vede dirigenti industriali finire in cella ed essere scarcerati dopo appena 24 ore. *** Gli interventi del dott. Vincenzo Pellegrino, Presidente A.N.M. Salerno e del dott. Gaetano Sgria, componente giunta nazionale A.N.M. «Mentre in Parlamento vengono sbandierati successi anche sull'informatizzazione degli uffici, le politiche governative trascurano le esigenze della Giustizia», così ha esordito Vincenzo Pellegrino, presidente della sezione salernitana dell'Anm. Una chiara contestazione anche dei dati e dei "successi" elencati nel suo intervento da Nino Marotta, rappresentante del ministro della Giustizia. Pellegrino ha messo sotto accusa le scelte governative riservate agli uffici giudiziari in ambito nazionale, che hanno ripercussioni fortemente negative in provincia di Salerno. Carenze di strutture e di organici, sul primo fronte Pellegrino si riferisce al problema dell'edilizia giudiziaria. La cittadella è ancora oggi a distanza di anni un'opera incompiuta e non c'è certezza sui tempi di consegna, «mentre le udienze civili si continuano a svolgere in scantinati, perché tali sono i locali dell'istituto scolastico Vicinanza» ha spiegato Pellegrino. E poi ha richiamato l'attenzione sulla necessità di rivedere l'assetto delle sezioni distaccate di Amalfi, Montecorvino Rovella e Mercato San Severino, «che già da tempo sono all'agonia». Mentre per la sezione di Eboli «ci vogliono scelte politiche di aumento degli organici di magistrati e amministrativi o la creazione di un autonomo Tribunale». Gaetano Sgroia, componente della giunta nazionale dell'Anm ha affermato: «L'inaugurazione dell'anno giudiziario è la sede più appropriata per ribadire con forza che i magistrati continueranno a svolgere il compito loro affidato senza lasciarsi intimidire, avendo come unico riferimento i principi di legalità e di eguaglianza sanciti dalla Costituzione». Poi Sgroia ha fatto un lungo elenco di ciò che è contro la Giustizia: «gli insulti, le offese, le campagne di denigrazione di singoli giudici, le minacce di punizione, l'assurda interpretazione come complotto politico della semplice applicazione delle regole, dell'attuazione del principio di obbligatorietà dell'azione penale». E ha continuato: «Sono contro la Giustizia sia i continui tagli alle risorse, la riduzione degli organici, la mancanza di investimenti, sia le iniziative legislative dirette esclusivamente a risolvere singole vicende giudiziarie e che hanno snaturato il processo penale». (Da Il Mattino an.ba.)
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