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* O.U.A. LE PROPOSTE DEGLI AVVOCATI SULLA RIFORMA DELLA MAGISTRATURA ONORARIA * GIUSTIZIA: IL CONTENZIOSO CIVILE SULLE SPALLE DEI GIUDICI ONORARI * LE RAGIONI DI OPPOSIZIONE ALLA MEDIA-CONCILIAZIONE OBBLIGATORIA * DE TILLA CONFERMA LO STATO DI AGITAZIONE E IL CALENDARIO DELLE INIZIATIVE.*
L’ Organismo Unitario dell’Avvocatura Italiana con una lettera inviata oggi al Ministro della Giustizia, Angelino Alfano, ha illustrato una proposta articolata (un Decalogo che verrà reso pubblico domani) per una riforma organica della macchina giudiziaria e della “magistratura onoraria”. Nella missiva si ribadiscono le ragioni di opposizione dell’avvocatura alla mediaconciliazione obbligatoria (di seguito la scheda) e si conferma il calendario di iniziative di protesta e lo stato di agitazione.
LA PROPOSTA DI RIFORMA DELLA MAGISTRATURA ONORARIA: PER UN GIUDICE LAICO L’attività svolta dagli avvocati come giudici laici ha dato un notevole contributo allo smaltimento dei processi. Il numero dei magistrati onorari ha superato le 11.000 unità su un numero complessivo di 20.000 giudici. In concreto, la magistratura onoraria si occupa di quasi il quaranta per cento del contenzioso civile. «L’Oua – ha spiegato il presidente Maurizio de Tilla - si è più volte interessato alle problematiche del giudice laico formulando orientamenti di indirizzo legislativo che si appuntano su alcune fondamentali indicazioni. Anzitutto abbiamo chiesto che vengano unificate in un unico soggetto giuridico le diverse tipologie di giudice laico attualmente esistenti nell’ordinamento giudiziario. E allo stesso tempo si garantisca pari dignità tra magistratura laica e magistratura togata, sia sul piano dell’inquadramento giuridico sia sotto il profilo del trattamento economico e previdenziale. Sotto l’aspetto istituzionale va garantita l’autonomia e l’indipendenza, oltre che l’effettiva terzietà del giudice laico. Appare inoltre opportuna la previsione di un accesso più rigoroso dopo un periodo di obbligatoria formazione professionale con specifico tirocinio. Va, inoltre, assicurato con meccanismi rigidi il controllo sulle incompatibilità da effettuarsi da un soggetto collegiale nel quale sia presente una nutrita rappresentanza degli ordini forensi. Nell’ambito del sistema delle incompatibilità sembra appropriata la esclusione di coloro che svolgono o abbiano svolto, direttamente o indirettamente, nei tre anni precedenti attività professionale per conto di imprese di assicurazione o bancarie, ovvero per istituti o società di intermediazione finanziaria. Non è, inoltre, da scartare la previsione di un’ipotesi (incentivata) di esclusione di qualsiasi attività professionale per tutto il periodo dell’esercizio della funzione giudiziaria. «Va chiarito – aggiunge - che l’Avvocatura da sempre nutre perplessità non sulla magistratura laica, ma sul modo in cui la stessa viene normata e organizzata. Tanto più quando – come è oggi – la magistratura laica svolge un ruolo insostituibile occupandosi di una larga fetta del contenzioso civile e penale. Il cittadino ha diritto ad una giustizia non solo rapida, ma anche equa ed efficace e gestita da professionisti selezionati e preparati». Per ottenere questo obiettivo l’OUA ritiene che la Magistratura laica debba essere regolamentata in maniera uniforme, dotata di forte professionalità, assoggettata ad un unico adeguato sistema retributivo e previdenziale, e debba infine comprendere tutte le figure attualmente esistenti. «Di fronte ad una proposta rigorosa ed efficace formulata dall’OUA – ha concluso criticamente de Tilla - il Ministero della Giustizia si è limitato a proporre norme di proroga e un progetto che, invece che selezionare, funge da volano per declassificare ulteriormente la figura del giudice laico estesa ai laureati in giurisprudenza». MEDIA CONCILIAZIONE OBBLIGATORIA, ECCO PERCHÈ NON FUNZIONERÀ Secondo l’Oua la media-conciliazione obbligatoria contravviene a principi elementari di diritto: perché determinerà un più difficile accesso alla giurisdizione da parte del cittadino; perché determinerà un ulteriore dilatamento dei tempi (almeno un anno) per la presentazione della richiesta di giustizia al giudice; perché determinerà un aumento degli oneri e una lievitazione dei costi, tutti a carico del cittadino; perché costituirà un ulteriore strumento dilatorio per la parte inadempiente che non ha alcuna volontà di conciliare la lite; perché appare, sul piano sistematico, in totale disarmonia con aspetti processuali e tecnici con l’effetto perverso di un probabile corto circuito per innumerevoli domande. LE RICHIESTE DELL’OUA «Il Governo (nonostante il parere contrario espresso dalla Commissione Giustizia del Senato e in dispregio al dettato costituzionale) – spiega de Tilla - ha emanato un decreto legislativo che non prevede nella fase di media-conciliazione l’assistenza necessaria dell’avvocato; che pone l’avvocato in una situazione di sfiducia e di sospetto prescrivendo una obbligatoria dichiarazione scritta del cliente sull’avvenuta informativa; che fissa la media-conciliazione obbligatoria per più dell’ottanta per cento dei processi, che rimarranno, di conseguenza, paralizzati almeno per un anno, con ulteriore discredito della giustizia e, quindi, dell’avvocatura; che non individua nel mediatore un soggetto dotato di preparazione giuridica; che infine – ciliegina sulla torta – affida a questa imprecisata e ibrida figura il potere di formulare un progetto di accordo che, se non viene accettato, può produrre effetti penalizzanti per la difesa giudiziaria del cittadino». LA PROTESTA DEGLI AVVOCATI una settimana finale di protesta dall’11 al 16 ottobre Queste invece le iniziative a partire dal 16 settembre: non accettare incarichi di difesa dei meno abbienti e di difensori d’ufficio; astensioni dalle udienze, manifestazioni territoriali e una manifestazione nazionale a Roma; astenersi dal deliberare la designazione dei commissari d’esami di abilitazione alla professione di avvocato”; campagna di pressione mediatica attraverso l’acquisto di pagine sui quotidiani nazionali e l’invio di fax e e-mail al Presidente del Consiglio e al Ministro della Giustizia. Roma, 1 settembre 2010 |