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* Enrico Giovine, il fascino della toga e della bontà.*
Intervista di Rossella Oricchio (tratto da www.creditosalernitano.it)* * * << Ho fiducia, perché di solito dopo ogni crisi c’è presto una rinascita>>.
Nell’età matura si concentra maggiormente l’essenza della parola rispetto, in un tempo in cui si raggiunge più coscienza di sé e ulteriore consapevolezza e pienezza di vita. E il tempo ha dato veramente ragione al personaggio Enrico Giovine che abbiamo avuto il piacere di conoscere più da vicino. Superata la settantina, il noto avvocato è un signore d’altri tempi e, quale depositario di memoria storica, appare in un tutta la sua pacatezza, in un atteggiamento quasi ieratico, riflesso di grande cultura ed esperienza maturata nel tempo. L’intervista defluisce sotto forma di composta serenità, dato che il personaggio Giovine detiene, intrinseca, una maniera apparentemente spassionata di contemplazione del mondo e degli avvenimenti. Il personaggio sembra possedere quella fermezza antica che fluttua intorno a reconditi sentimenti e passaggi dell’anima. E’ un libro aperto, anzi, numerosi libri aperti, da vero appassionato di lettura qual è. Nativo di Pisciotta e orgoglioso delle sue origini cilentane, nonché familiari, si racconta tra preziosi frammenti storici. Avvocato, ci definisce le sue origini familiari? Mio padre Francesco era capitano di artiglieria e comandante di batteria e nel ’43 si trovò a combattere contro i tedeschi in Corsica. Una volta smobilitato, nell’ottobre del ’44 fu mandato ad Eboli come Procuratore delle Imposte. Ad Eboli ho frequentato il Liceo Classico per laurearmi successivamente in Giurisprudenza a Napoli nel ’55. Da chi ha acquisito la vocazione e la passione per l’ avvocatura in famiglia? Mio nonno Enrico, appassionato avvocato a Pisciotta, mi iniziò alla professione. Ero il risultato maschile della ‘Monaca di Monza’… Come è cambiata, secondo lei, la figura dell’avvocato nel corso del tempo? Siamo molti di più di un tempo e vale la differenza che evidenziava l’ avvocato De Marsico nella prefazione “ Toghe d’ Italia”: “ Tutti fanno gli avvocati ma solo alcuni sono avvocati”. Prima diventare avvocato era quasi impossibile, oggi è possibile. C’è da dire che fin nel 1907 l’Albo era chiuso, anno in cui mio nonno ebbe accesso alla categoria. Si iniziava con il concorso a procuratore per poi diventare avvocato dopo sei anni. Coloro che non riuscivano a superare l’ esame di avvocato, divenivano patrocinatori di procura. Che tipo di persona è un avvocato? E’ una persona che non può essere mai tranquilla, una persona che sembra non finire mai il suo lavoro e che deve spiegarsi continuamente. Una persona che può approfondire, sempre a vantaggio del cliente, ma che non può mai definire poiché l’ultima parola non spetta a lui ma al giudice. Riepilogando: “quando hai capito, non ti sai spiegare, quando ti sai spiegare, l’ultima parola spetta ad altri”. Quali sono stati i maestri di vita che hanno costellato la sua carriera di avvocato? Oltre a mio nonno Enrico, al quale devo tanto, ricordo con venerazione l’avvocato Liberti, il primo Presidente democratico della Provincia e l’avvocato Parrilli, Presidente del Consiglio dell’ Ordine di cui ho fatto parte anch’io dal ’70 al ’74. Un altro importante avvocato fu ovviamente Bottiglieri, Presidente della Provincia con il quale ho avuto un rapporto continuo. Dal ’46 al ’60, dunque, abbiamo avuto due illustri avvocati, tra l’altro entrambi Presidenti della nostra Provincia. Quale atmosfera avvolgeva il mondo giuridico rispetto a oggi? Il rispetto, molto e profondo, e massima dignità. A differenza dei tempi attuali nei quali alcuni giovani avvocati, anche se preparati, si inoltrano in polemiche artificiose nei confronti della magistratura, senza spesso tener conto delle due diverse entità. Anche se il paesaggio giuridico sembra cambiare, ha ancora una volta ragione De Marsico dicendo che colui che pensa che l’avvocatura possa finire è un folle. In piena rivoluzione francese, Robespierre tentò di eliminare l’ avvocatura ma non ci riuscì… Sarebbe un po’ carente il senso della giustizia? Il famoso giurista partenopeo Mario Pagano diceva: ‘Il cittadino è più tranquillo non tanto se ci sono buone leggi ma buoni giudici’. Questa affermazione riprende parte della filosofia di Platone sul tema della giustizia. Se si leggono attentamente le fasi storiche della Repubblica partenopea, ci si accorge che è, in qualche modo, più avanzata della Repubblica francese. Quali sono i valori che dovrebbero accompagnare la vita professionale dell’avvocato? Ossorio, un avvocato spagnolo diceva: “ L’avvocato non deve essere solo colto e preparato ma anche buono”. L’onestà, la bontà, la correttezza, la deontologia. Rispetto nei confronti del cliente e nei confronti degli ordini stessi, sia dell’avvocatura sia della magistratura. Anche Goldoni, nella Commedia dal titolo ‘L’avvocato veneziano’, racconta di un avvocato che si innamora di una ragazza alla quale è costretto a rinunciare per sopraggiunto senso della giustizia. Da non dimenticare che fu un avvocato anche S. Alfonso Maria de’ Liguori , il quale scrisse un vero e proprio vademecum intorno alle regole dell’ avvocatura. Oltre al fascino della toga, anche il fascino della bontà. E’ questo il segreto del successo? I buoni sentimenti e la passione vera per ciò che si fa vincono su tutto. Le dispiace tornare sul senso della giustizia? Attualmente il senso della giustizia va di gran lunga recuperato. La crisi ha raggiunto anche la giustizia. C’è molta sfiducia da parte della gente. Per conoscere l’esito di una causa occorrono lunghi anni. Come risolvere l’ attuale situazione? Bisognerebbe ridisegnare le mappe dei tribunali. Ci sono sezioni staccate dai tribunali. Forse la crisi della giustizia è dovuta anche ad un certo disinteresse della classe politica. Attiva è stata anche la sua carriera politica. Sì, sono stato per tre volte sindaco di Battipaglia, nel ’77, nell’ ’80 e dal ’90 al ’ 91. La mia famiglia è sempre stata di matrice cattolica. Mio nonno ha partecipato ai primi movimenti cattolici. La prima candidatura cattolica in Provincia di Salerno si è avuta durante le elezioni del 1909 presso la Camera dei deputati. Negli anni in cui sono stato attivo nella pubblica amministrazione la politica, secondo me, era concepita al servizio degli altri. Devo dire che in quegli anni ho assistito ad una crescita del Mezzogiorno d’ Italia che ha avuto la sua maggiore ripresa dagli anni ’50 ai ’70. Ho assistito alla Riforma fondiaria dal ’53 al ’55, alla realizzazione del raddoppio del binario da Battipaglia a Reggio Calabria come alle Casse del Mezzogiorno e alla costruzione di case popolari. Quali sentimenti l’hanno guidata nell’ arco della sua carriera? Ho avuto sempre il dubbio di non aver fatto mai abbastanza. Un tratto saliente del suo carattere? Il disordine nel quale, poi, mi oriento. Le sue recenti letture? ‘Resistenza tricolore’ di Petacco e Mazzuca e ‘ In cerca dell’anima’ di Monsignor Paglia. Quale consiglio darebbe ai giovani che vogliono intraprendere la strada dell’avvocatura? Leggere con attenzione le regole di S. Alfonso ed ‘Elogio dei giudici scritto da un avvocato’ di Piero Calamandrei. Quest’ultimo è stato un grande giurista, tra coloro che hanno scritto la nostra Costituzione. Il regalo più bello che la vita le ha fatto? Le mie tre figlie, Aida, Laura e Francesca. E’ un pessimista o un ottimista riguardo ai tempi che viviamo? Ho fiducia, perché di solito dopo ogni crisi c’è presto una rinascita. |