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DDL INTERCETTAZIONI. * La privacy ostaggio del Grande Freddo.
Il disegno di legge approvato dal Senato sulle intercettazioni, naturalmente non è la «Morte della libertà» e neppure il «Nuovo fascismo». Le esagerazioni e gli estremismi, sempre fuor di luogo, diventano stavolta ancor più pericolosi: perché rischiano, sparando troppo alto, di celare il vero rischio del testo malamente varato ieri. E cioè che, in nome di valori seri come la privacy e il rispetto dei cittadini, si finisca non solo per rallentare, se non ostacolare, la strada alle indagini contro la malavita, ma soprattutto diffondere un Grande Freddo contro le cronache, i giornalisti e i loro editori. La stessa minacciosa vaghezza del testo sopravvissuto alle battaglie, che da più parti si son tentate con generosità per fermarlo, è la Spada di Damocle peggiore. Nel dubbio, in un momento di difficoltà per la stampa ovunque nel mondo, tanti potranno essere tentati di fermarsi, con il rischio di un'indagine, perquisizioni, processi. Le pene poi, in un paese su cui fioccano da sempre condoni, scudi, cerotti fiscali e politici di ogni genere, sono assurde nella loro pesantezza, come quelle comminate dalla Regina di Alice nel Paese delle Meraviglie, giù la testa per tutti, sempre. Un mese di galera per i cronisti - e spesso si parla di pochi anni per omicidio!- e centinaia di migliaia di euro in sanzioni per gli editori - mentre mini multe cancellano reati odiosi! Non va bene. Al governo Berlusconi cui non mancano le priorità, in una drammatica crisi che avviluppa aziende, professionisti e lavoratori e che, come ha spiegato spesso anche Tremonti, non sarà né breve né indolore. Inutile girare intorno alla questione: privacy dei cittadini e responsabilità dell'informazione sono temi cruciali. La prima va tutelata; la seconda praticata sempre con serietà e, se e quando venisse a mancare, chi sbaglia deve pagare. Ma la coincidenza tra la stretta contro il diritto di cronaca e le inchieste sulle camarille tra affaristi, ministri, politici, galoppini, azzecagarbugli di ogni risma, bionde e brune, qualche don Abbondio che ha fatto carriera, volti noti dei salotti in tv e fuori, fa sorgere forte nell'opinione pubblica il sospetto amaro che privacy e doveri del cronista poco c'entrino. E che conti invece la voglia di rivalsa contro la stampa, un consiglio non troppo sommesso per intimare: state tranquilli. Il che dovrebbe rendere appunto non solo i giornalisti, ma un po' tutti gli italiani, poco tranquilli. |