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* CONFINDUSTRIA E AVVOCATURA. CONTINUA IL FUOCO DI SBARRAMENTO CONTRO LA RIFORMA DELLA PROFESSIONE FORENSE. * I DIFENSORI DI UN FALSO GIOVANILISMO. Contributo di Paolo Emilio Comandini - Delegato OUA Marche.
La presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia sferra un nuovo durissimo attacco. Sotto il fuoco degli industriali organizzati, ancora una volta, la riforma della professione forense, con la reintroduzione delle tariffe minime e la regolamentazione dell'accesso. « E' allarmante - ha detto la presidente nella relazione svolta all'assemblea pubblica di Confinudstria di ieri ( 27 maggio) presente anche Silvio Berlusconi - la corsa in atto in parlamento a ripristinare barriere all'ingresso e tariffe minime per i servizi professionali». Il riferimento è alla discussione in Senato sul ddl di riforma della professione forense presentato dal Ministro Alfano con l'avallo dell'Avvocatura. «Se governo e maggioranza – ha insistito la Marcegaglia - persistono in questa marcia indietro sulle liberalizzazioni nel commercio e nelle professioni, noi ci metteremo di traverso e sarà opposizione dura». L'attacco si è successivamente concentrato sulle tariffe minime, abolite a suo tempo dalla legge Bersani, e oggi in corso di reintroduzione. «Nessuno di noi», ha azzardato la Marcegaglia con un esempio, «si è mai sognato di chiedere tariffe minime per macchine utensili, abiti o elettrodomestici. Se è questo che volete, ci metteremo in fila anche noi per ottenerle». Appare evidente che gli industriali non hanno alcun interesse per l'indipendenza dell'avvocatura, e per una vera qualità della difesa dei diritti. Sembra congeniale al disegno di Confindustria la figura di un avvocato dipendente, salariato, asservito alle tesi padronali. Questa concezione è diametralmente opposta a quella che vede la difesa dei diritti, costituzionalmente garantita, affidata - sia avanti alla giurisdizione che nelle attività stragiudiziali - a professionisti liberi, non asserviti ad alcun padrone, svincolati dal bisogno di contrattare per sè. L'equioparazione dell'Avvocato al produttore di beni o servizi, pone fine alla visione costituzionale della difesa che Calamandrei sottolineava nei propri discorsi. * * * * * * * * * * * * * I difensori di un falso giovanilismo. di Paolo Emilio Comandini - Delegato OUA Marche Non posso credere che coloro che intervengono sulla delicata materia dell'accesso alla professione, rivendicandosi difensori dei giovani e difensori dei loro presunti interessi, siano in buona fede. Dagli anni 1995 essi, in nome della difesa dei giovani hanno promosso provvedimenti legislativi in materia diretti a rendere l'esame di Stato (che non era certo troppo severo rispetto agli altre professioni) sempre meno serio (vedi: codici commentati, irrilevanza di una insufficienza in un compito con compensazione del voto riportato in altra materia, la presidenza delle commissioni affidata ad avvocati piuttosto che a magistrati e via dicendo) con la conseguenza che il trend di incremento annuale degli abilitati ha assunto una progressione di crescita geometrica rispetto a quella del periodo 1974 – 1995 con un aumento degli iscritti agli albi doppio di quello che sarebbe stato raggiunto con le percentuali di crescita del precedente periodo. Le conseguenze di questo sono sotto gli occhi di tutti, Non c'è una famiglia che non abbia un parente che non sia iscritto all'Ordine degli avvocatiE questo lassismo, per i giovanilisti era giustificato con l'intento di rimediare alla disoccupazione intellettuale giovanile e per agevolare i giovani che, invece sono stati buttati allo sbaraglio su un mercato sempre più ristretto, sempre più povero e che ora si dibatte in crisi globale mondiale. Come se avere un titolo corrispondesse ad un impiego fisso con relativo stipendio invece che la illusione e la speranza di potere con il tempo (almeno 7 o 8 anni) di guadagnare quanto un impiegato e di guadagnare di più in futuro. In questa situazione si è aggiunto il decreto Bersani che voleva essere giovanilista anche lui come se potendo o dovendo fare prezzi stracciati i clienti accorressero ai nuovi studi giovanili a scapito dei vecchi avvocati e non piuttosto la committenza più grossa e potente non approfittasse per strangolare i vecchi ed i giovani. Già la situazione è pregiudicata irrimediabilmente per i giovani ed i meno giovani: ed allora non vogliamo rimediare per dare una speranza solo la speranza proprio ai giovani ed ai meno giovani? Vogliamo rendere l'accesso meno sbracato e invece premiante per i più preparati e per ricostruire una categoria professionale più preparata ed adeguata ai tempi?? La selezione informatica (sistema di selezione democratico e non certo classista previsto dalla proposta di legge all'esame del Senato) deve servire per una prima selezione di candidati preparati che non tentano l'esame con leggerezza (se la va la va). Questo premetterebbe lo svolgimento delle prove scritte meno affollato e quindi più gestibile e governabile di quello che è diventata attualmente. È ora di dire basta alla demagogia giovanilistica, basta a continuare ad ingannare i giovani seguendo gli inevitabili interessi elettorali ad ogni livello sia della categoria che a più ampio livello politico. |