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ROSA MASULLO. AVVOCATO. CONSIGLIERE COMUNALE ED ASSESSORE. UN CURRICULUM PROFESSIONALE E POLITICO DI ALTO PROFILO. ...MA INNANZITUTTO MAMMA.
La mamma di Paolo, morto in un tragico incidente stradale. «Io sono offesa, per la morte di Paolo come per quella di Salvatore domenica scorsa. Offesa dal fatto che la comunità consenta, come nel mio caso, a un ragazzo di trent’anni ubriaco di mettersi al volante», Rosa Masullo Riflette sulle reazioni alla tragedia di Piazza Malta. E critica il senso comune nel quale vede crescere «pericolosamente l’odio per lo straniero»
Paolo non c’è più, come Salvatore. Paolo se ne andò tra la notte e l’alba di un giorno di aprile, quattro anni fa. A toglierlo dal mondo fu un ragazzo ubriaco. Di Avellino. Aveva il tasso alcolemico superiore a quello riscontrato nel sangue del rumeno di piazza Malta e travolse l’auto sulla quale viaggiava Paolo sulla strada che chiamano costa sud. Ma era italiano, nessuno lo linciò: fu quasi un’attenuante. La polemica sugli accessi non divampò. Per un po’ su quella strada e su altre gli agenti nel week end sottoponevano i giovani al volante alla prova del palloncino. Nessuno sgomberò i campi nomadi. Non ci furono capri espiatori. «Prevalse il dolore in quei giorni, da parte dell’intera città - ricorda Rosa Egidio Masullo, la madre di Paolo - e prevalse l’affetto che sentimmo addosso, sulla pelle. Lo stesso affetto di cui oggi ha bisogno quell’altra mamma di Castel San Giorgio, questi sono i suoi giorni del pianto e io penso a lei. A loro forse la polemica non interessa, sono felici, come fui felice io, di sentirsi i genitori di quel ragazzo, di essere fieri di lui». Anche oggi prevale l’affetto per questi due giovani che andavano in giro per saldi. «Ma accanto a quell’affetto c’è dell’altro. È l’odio per lo straniero: sta pericolosamente maturando la convinzione che lo straniero deve andarsene, che è solo fonte di guai e pericoli. Chi beve si trasforma in un pericolo pubblico e chiedergli il permesso di soggiorno è relativo - continua - «Io sono offesa, per la morte di Paolo come per quella di Salvatore domenica scorsa. Offesa dal fatto che la comunità consenta, come nel mio caso, a un ragazzo di trent’anni ubriaco di uscire, fare quello che vuole, mettersi al volante, fare danni, di uccidere e poi di tornarsene a casa e uscirsene con un telegramma con scritto sentite condoglianze e senza mai più ricomparire, mai più farsi vivo con noi, senza guardare negli occhi le sorelle, il fratello di Paolo, senza nemmeno telefonarci mai per dire in italiano, sapete, ogni tanto vi penso, penso a Paolo». E allora non gridiamo allo scandalo, lo scandalo, dice questa mamma, non è essere stranieri e delinquere da stranieri. «Questo ”italiano” - continua la Masullo - è stato condannato ad un anno di reclusione pena sospesa per omicidio colposo, senza mai comparire in tribunale. Non gli hanno tolto la patente, nè la macchina. Anche lui, come quei rumeni, ha distrutto una vita. Era ubriaco, come loro. Nessuno ha tentato di linciarlo e lui è tornato nell’ombra a vivere la sua vita mentre noi facevamo i conti con questo dolore». Allora lasciamo perdere la nazionalità, le etnìe che vanno di moda per i processi sommari da fare in tv. Se ci sono più rumeni protagonisti di questi fatti è perchè ci sono più rumeni in assoluto nelle nostre città. Lo sostiene questa mamma di un ragazzo che non c’è più. E aggiunge: «Cominciamo a cambiare il tipo di reato da contestare a queste persone: non più omicidio colposo, ma volontario. E che non vadano in carcere, ma svolgano servizi sociali. Quali? Nel pronto soccorso degli ospedali, dove arrivano i feriti nelle stragi del sabato sera. Puniamoli con la legge del contrappasso, non permettiamogli di tornare a casa e di inviare solo un telegramma di condoglianze. Facciamo in modo che questi giovani, italiani o stranieri che siano si interroghino sul senso della vita, e alla vita diano più importanza invece di stare fermi davanti ai locali con la bottiglia in mano a raccontarsi il nulla».
Tratto da Il Mattino, R. Baldi |