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UNIONE CAMERE PENALI ITALIANE * * * IL "PACCHETTO" NON VA BENE. ILLEGITTIMA l'AGGRAVANTE CLANDESTINITA'. EFFETTO DETERRENZA PRESSOCHÈ NULLO. * * *
Conosciuto venerdì sera il testo del dl, " blindato"dal Governo finanche dopo il Consiglio dei Ministri di mercoledì, l'UCPI, in attesa di un'analisi più tecnica delle disposizioni, ha espresso ieri la propria posizione. Illegittima l'aggravante di clandestinità per gli immigrati. Inopportuno legiferare in materia penale per decreto. Appesantimento dell'iter processuale, a causa dell'abolizione del patteggiamento in appello. E nessun vantaggio legato a presunti effetti deterrenti. L'Ucpi (Unione della Camere penali italiane)- riunita a Bari per il Convegno su 'I processi di criminalità organizzata tra esigenze di tutela e garanzie difensive'- critica molte delle nuove norme sancite dal pacchetto sicurezza. "Gli aumenti di pena e i nuovi reati nelle materie previste dal decreto legge- spiega Oreste Dominioni, presidente Ucpi- hanno una efficacia di deterrenza pressochè nulla. Ciò che conta è organizzare il territorio in modo tecnico, così da offrire sicurezza". I vertici delle Camere penali, riferisce una nota, "valutano positivamente i poteri di prevenzione e di coordinamento fra le polizie" previsti nel decreto, "che sembrano andare nella direzione giusta di un'operatività concreta sul territorio per assicurarne la sicurezza". Ben più lungo, però, l'elenco delle perplessità. L'aggravamento di pena previsto per il fatto commesso dall'immigrato irregolare "è collegato solo ad una condizione soggettiva della persona, che non corrisponde ad un maggior disvalore sociale del fatto commesso". Dunque, concludono i penalisti, "si tratta di un provvedimento illegittimo sotto il profilo di uguaglianza". L'abolizione del patteggiamento in appello "elimina un fattore di speditezza del processo- afferma ancora l'Ucpi- in quanto nelle situazioni in cui pubblico ministero, imputato e giudice sono tutti d'accordo che la pena inflitta in primo grado sia stata eccessiva, e che dunque vada ridotta, si costringe alla celebrazione di un appello inutilmente dispendioso di tempi, energie e risorse". La previsione della obbligatorietà del giudizio direttissimo in caso di flagranza e confessione, e del giudizio immediato quando vi sia evidenza di prova, "prevedono in effetti una obbligatorietà solo apparente perchè, subordinandola alla condizione che non si pregiudichino gravemente le indagini, rimette al giudizio discrezionale del magistrato inquirente se adottare o meno questi riti speciali". C'è poi anche una questione di metodo: "Il ricorso al decreto legge per legiferare in materia penale e processuale- affermano i penalisti- sia sempre inopportuno, e intervenire affrontando situazioni di emergenza o ritenute tali non configura una efficace politica criminale". |