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* * * I fantasmi a volte ritornano. Specie se li rievochiamo, la suggestione diventa forte. Anche perchè le esperienze passate hanno lasciato il segno, con la soppressione del Tribunale di Sala Consilinae e di alcune importanti sezioni come quella di Eboli. E' una prestigiosa associazione di avvocati, la Camera Penale Salernitana, che ha rispolverato nei giorni scorsi lo spettro di nuove soppressioni di uffici giudiziari nella provincia di Salerno, già colpita nel 2012 dalla "epocale" qunto nefasta riforma completata dalla Ministra Severino. Per la verità non si tratta di una novità assoluta,...
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Claudia Pizzurro - Consigliere Nazionale AIGA. *** VERSO LA RIFORMA DELLA PROFESSIONE FORENSE ***
Sezioni: FOCUS
Data di pubblicazione 22/01/2008



Da tempo si invoca la riforma delle professioni ed, in particolare, della professione forense, la cui disciplina risale agli anni trenta del secolo scorso. L’immobilismo cronico del legislatore potrebbe finalmente lasciare spazio ad una stagione di riforme ove la Commissione Giustizia del Senato, al cui esame si trovano i disegni di legge in materia, riuscisse a licenziare un testo unico ed a farlo approdare in aula. Qualunque riforma, tuttavia, sarebbe destinata a sicuro fallimento se non affrontasse il problema dell’elevato numero di professionisti iscritti negli albi: fenomeno al quale si è accompagnato un progressivo scadimento della qualità dei servizi legali ed una grave crisi di prestigio della categoria. In quest’ottica, l’AIGA da tempo chiede che il legislatore introduca meccanismi idonei a favorire l’orientamento universitario dei neodiplomati. Si tratta, ovviamente, di misure non riconducibili direttamente al ddl sulla riforma della professione forense ma che dovrebbero costituire una priorità dell’agenda politica dei prossimi mesi: unica soluzione adeguata a contrastare il deficit di altre professionalità (soprattutto dell’area scientifica) e razionalizzare le iscrizioni universitarie in ambiti disciplinari (e tra questi senz’altro giurisprudenza) che non assicurano più adeguati sbocchi occupazionali (un dato, quest’ultimo, confermato in questi giorni dalle quarantamila domande per giudice onorario). Tra i punti positivi dei testi normativi oggetto dell’esame in Commissione si segnalano le disposizioni in tema di elezioni e funzioni del Consiglio dell’Ordine e del Consiglio Nazionale Forense, quali il numero di Consiglieri proporzionato al foro, la temporaneità degli incarichi, il limite al mandato consecutivo anche per il circondario di provenienza del consigliere. E tuttavia, ve ne sono altre che suscitano, per usare un eufemismo, più di una perplessità: è infatti inaccettabile il riconoscimento dell’elettorato attivo per coloro che hanno un’anzianità di iscrizione all’albo di almeno sei anni per i Consigli dell’Ordine e di almeno venti anni per il Consiglio Nazionale Forense. Tali norme osteggiano palesemente la rappresentanza dei giovani avvocati, già minata all’interno di organismi forensi quali la Cassa di previdenza, i cui delegati sono eleggibili solo da coloro che hanno un’iscrizione all’ente di almeno dieci anni. Degne di nota sono poi le disposizioni che concernono le società tra professionisti, per molti ormai un sicuro futuro, anche se nei diversi progetti di legge mancano misure concrete (ad esempio fiscali) per favorire la collaborazione tra professionisti in forma societaria, soprattutto se giovani, e si continua a preferire la forma della società di persone che non ha incontrato, sebbene sperimentata, i favori della categoria. Tra le disposizioni più significative dei disegni di legge meritano ancora menzione quelle concernenti i procedimenti disciplinari la cui giurisdizione, seppur domestica, risulta affidata a consigli distrettuali in luogo degli attuali circondariali. Allo stato, non sono però elencati i requisiti dei consiglieri, né le ipotesi di incompatibilità. In ultimo, si segnalano le disposizioni che reintroducono i minimi tariffari. A distanza di un anno dal decreto Bersani è oramai chiaro chi fossero i reali beneficiari delle misure “concorrenziali” volute dal Ministro per le attività produttive: non vi è impresa che non abbia imposto unilateralmente la misura dei compensi spingendosi al punto di negare ai professionisti anche il rimborso forfettario delle spese. In breve, una allarmante dipendenza economica di un intero ceto professionale che dovrebbe rapidamente indurre il legislatore alla approvazione di efficaci correttivi.

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