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CARI MAGISTRATI
Lettera aperta di Giovanni Verde, già Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura e Prof. Ordinario di Diritto Processuale Civile.
* * * Le autorevoli opinioni del prof. Giovanni Verde arricchiscono il dibattito sulla riforma dell'ordinamento giudiziario. L'articolo ripreso è stato scritto prima che l'A.N.M. annunciasse la revoca dello 'sciopero' programmato per il 20 luglio. Tuttavia, gli argomenti conservano attualità, e sono utili per un serio approfondimento, in vista dell'esame alla Camera dei Deputati. (Enrico Tortolani) * * *
"" Cari Magistrati, leggo che il 20 prossimo sciopererete per protestare contro la riforma dell’ordinamento giudiziario che il Parlamento si avvia ad approvare. (n.d.r. astensione poi revocata).
I punti di dissenso sono, stando alla stampa, principalmente quattro: reclutamento, carriera, dirigenza, separazione delle carriere. Vorrei esaminarli con voi. Reclutamento. Oggi, un giovane laureato che voglia fare il magistrato, se tutto va bene, deve attendere per essere immesso nell’esercizio delle funzioni quattro-cinque anni. I giovani, le famiglie, il Paese possono permettersi tanta attesa e tale dispendio? E, poi, per quale ragione? Per un concorso arcaico, inadatto ai grandi numeri (le domande dei concorrenti oggi si contano a decine di migliaia), destinato a selezionare più chi ha buona memoria che non le persone dotate di capacità critica. Mi direte che il sistema proposto non migliora la situazione; anzi. E vero. Ma è anche vero che Vi siete sempre opposti a sistemi di reclutamento innovativi (ad esempio il corso-concorso). Carriera. Temete che i controlli di professionalità con minaccia di sanzioni siano una medicina indigesta quale non esiste in altre amministrazioni. Vi dovete, però, rendere conto che questo è il prezzo minimo da pagare quando si vuole una carriera senza carriera che dura mediamente quaranta anni. E poi a me sembra che la legge metta su una smaccata tigre di carta Quante sono, infatti, le dichiarazioni di inidoneità alle funzioni superiori che il Csm ha pronunciate nel corso degli anni? Poche, davvero poche, e tutte sanate. Piuttosto la riforma è criticabile perché dà vita a un enorme meccanismo burocratico e di facciata, costoso quanto inutile e idoneo soltanto a produrre inefficienza. Dirigenza. La vostra critica riguarda in particolare la sistemazione degli attuali dirigenti “ultraottantennali”. Ma se questo fosse il problema, lo si risolverebbe con un’adeguata disposizione transitoria (e se il Csm non provvedesse nei sei mesi oggi fissati — davvero pochi — che succederebbe? Decadenza e affidamento della gestione all’anziano di turno? Situazione già tante volte sperimentata). La verità è un’altra. Provate e proviamo a chiedere a un qualsiasi esperto di tecniche di organizzazione del lavoro dove esiste un modello organizzativo per il quale chi dirige lo fa a tempo definito, sapendo di dover ritornare al “blocco di partenza”. Credo che l’esperto non potrebbe non dichiarare che in questo modo il sistema è condannato all’inefficienza. E, infatti, la rotazione negli incarichi direttivi nasce da una vostra proposta, che nulla ha a che vedere con l’efficienza, ma porta alle estrema conseguenze l’idea che un magistrato vale l’altro, senza possibilità di distinzioni (se non per l’esercizio delle funzioni). Pubblici Ministeri. Se si vuole passare dalla magistratura requirente a quella giudicante o viceversa si deve cambiare Regione (sembra, peraltro, che il sistema sarà ammorbidito). E un prezzo troppo salato? Suvvia! E poi quanti sono i casi di trasmigrazione? Che io sappia, non sono molti. E non capite che questo è il prezzo minimo da pagare in cambio della totale irresponsabilità nell’esercizio dell’azione penale, che qualche volta sembra trasformare il Pm in uno “007” con licenza di fare male? Apro una parentesi: il Parlamento si è chiesto come sarà possibile organizzare gli uffici con i tanti vincoli previsti (oggi anche in relazione alle funzioni civili e penali), in un Paese con novantanove tribunali con un organico inferiore alle venti unità? A queste osservazioni potreste obiettare che la riforma comunque è mediocre. D’accordo, lo è e soprattutto non favorisce l’efficienza del sistema. Ma i tempi grami in cui viviamo non ci permettono di pretendere frutti saporosi. E poi, di là dalle dispute circa la legittimità di un vostro sciopero, non credo che sia legittimo scioperare perché una riforma è mediocre. La gente comune non capisce ed è indotta a pensare che voi scioperiate a causa degli aspetti della riforma che toccano le vostre prerogative o i vostri privilegi. In questo modo rischiate dì perdere un bel po’ di stima e di fiducia. Pensateci. "" Tratto da Il Sole 24 Ore
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