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PROCESSO PENALE ALL'AMERICANA IL MITO DELL'EFFICIENZA. Nell’opinione pubblica è diffusa la convizione che negli Stati Uniti la giustizia funzioni. L'equilibrio tra esigenze di giustizia e celerità. Una giustizia celere non è sempre giusta.

Enrico Tortolani - Direttore Responsabile del sito.

Sezioni: FOCUS
Data di pubblicazione 26/06/2007
** Perry Mason. L’Avvocato americano. Protagonista dei romanzi gialli dello scrittore statunitense Erle Stanley Gardner, reso famoso in tutto il mondo da una fiction degli anni ’60, probabilmente non vincerebbe mai una causa in Italia.

Per quanto i delitti in tutto il mondo siano gli stessi, il modo di perseguirli nei vari sistemi nazionali è molto diverso, con regole del tutto diverse e conseguentemente, con risultati diversi.

Se Perry Mason avesse aperto uno studio in Italia, si sarebbe scontrato con una realtà processuale che gli avrebbe impedito di ottenere gli stessi risultati che nella fiction statunitense lo hanno reso famoso ed amato.

Un esempio: il processo più all’americana che ha animato le cronache italiane degli ultimi tempi, il caso Franzoni, ha avuto un grave epilogo per l’imputata, ed ha visto il novello Perry Mason italiano - l’Avv. Taormina - autodefenestrarsi, abbandonando la difesa.

Questo per dire che i diversi sistemi non sono sovrapponibili. Il tentativo di importare in Italia il modello accusatorio all’americana è abortito tra ripetute novelle e cambi di direzione. Accelerazione difensiva, e conservazione inquisitoria. Scontri tra avvocatura e magistratura.

Nell’opinione pubblica nostrana è diffusa la convinzione che negli Stati Uniti la giustizia funzioni, e che il modello sia da riprodurre anche in Italia. Ma prima di giungere ad una conclusione è necessario approfondire le conoscenze comuni.

Nessun legislatore, nell’esercizio del dovere di riformare un giustizia malata, può dimenticare le radici culturali della propria nazione, per inseguire il mito dell’efficienza.

L’equilibrio tra pretesa punitiva e garanzie è delicatissimo, e non si può sacrificare per la celerità, che pure è divenuta un’esigenza primaria.

Secondo i rapporti di Amnesty International, il sistema giudiziario penale americano persegue l’efficienza, limitando il numero di processi che arriva nelle aule, comprimendo la possibilità di appellare, consentendo al Giudice di motivare succintamente le sentenze.

I dati diffusi dal Dipartimento di Giustizia statunitense evidenziano che il 96% delle condanne nei processi per delitti gravi (felonies) è il risultato di un accordo con la pubblica accusa (patteggiamento). Solo il 40% delle condanne per omicidio (preterintenzionale e volontario) è ottenuta con un processo ordinario.

Per le infrazioni meno gravi, le contravvenzioni (misdemeanors) la procedura è estremamente sommaria. La rapidità del processo è impressionante. Sempre Amnesty International ha rilevato che due terzi dei processi per reati bagattellari durino circa un minuto. Davanti ai Giudici minori non è obbligatoria ed anzi spesso nemmeno consentita. Se però l’imputato chiede il processo con le garanzie difensive, gli atti sono trasmessi alla corte superiore, ma intanto la custodia cautelare continua.

Sempre Amnesty International denuncia la prassi di tenere gli arrestati affidati alla difesa pubblica, in stato di custodia cautelare in carcere per un tempo pari a quello della eventuale condanna.
Alle udienze gli imputati sono portati in manette, e spesso incatenati tra loro, ed il difensore d’ufficio spesso li convince a dichiarasi colpevoli. Così il processo si conclude in pochi minuti con una sentenza di condanna, senza una effettiva attività difensiva.
Con questo sistema, negli Stati Uniti vengono trattati e decisi ogni anno un grandissimo numero di casi, considerato che le 18.000 diverse polizie statunitensi compiono annualmente più di 14 milioni di arresti. (1)

I processi davanti a una giuria o un giudice togato (quelli alla Perry Mason) sono solo 150.000, mentre in Italia – anche dopo le ultime riforme del Giudice di Pace - il processo ordinario avanti al Giudice Togato è la normalità.
Il Giudice statunitense ha un altro vantaggio: il verdetto e la sentenza non richiedono motivazione. La giuria non deve spiegare compiutamente, come in Italia, perché giunge ad un giudizio di colpevolezza. E ciò vale anche per le sentenze di condanna a pena capitale.
Nel nostro sistema l’obbligo di motivazione è una garanzia prevista dalla costituzione e pone il cittadino al riparo dall’arbitrio del giudice.

Le sentenze, di norma, negli U.S. sono immediatamente esecutive e il condannato va, o torna, in prigione direttamente dall’aula. In molti casi però il giudice decidere di metterlo “in prova”, a volte anche per crimini gravi e condanne lunghe.

Questa enorme quantità di arresti e condanne – secondo i rapporti di Amnesty International - ha prodotto la più grande incarcerazione di massa dai tempi di Stalin, con 2.350.000 carcerati.
Di questi, 1.450.000 stanno scontando condanne superiori a un anno nelle carceri statali e federali (trent’anni fa erano 200.000). Gli ergastolani sono 130.000, e di questi 2.000 erano minorenni al momento del crimine. I minorenni in riformatorio sono più di 100.000 e 15.000 sono invece finiti nelle carceri per adulti (i minori arrestati sono 2.300.000 l’anno, di cui 500.000 sotto i 15 anni, 120.000 fra i 10 e i 12 e 20.000 sotto i 10 anni d’età.
Non è inusuale l’arresto di bimbetti di quattro anni). 100.000 sono le donne. Degli 800.000 che affollano le jails circa 500.000 sono, più che in attesa di giudizio, in attesa che qualcuno gli trovi uno straccio di difensore. Gli altri stanno scontando pene inferiori all’anno.

A questa enorme massa bisogna aggiungere i 4.200.000 che sono in probation, gli 800.000 in libertà sulla parola (non hanno scontato tutta la pena) e i 5 milioni che hanno perso i diritti civili. Se aggiungiamo i minorenni che hanno almeno un genitore in prigione vediamo come negli ultimi trent’anni sia stata creata una sottoclasse “carceraria” pari al 5% della popolazione americana. Il turn over è impressionante: nel 2003 è stato, nella probation, di 2.200.000 persone e nelle carceri di 600.000. Incalcolabile quello nelle prigioni.

In America l’appello non è un diritto costituzionale e solo i condannati a morte godono di una revisione automatica della condanna, ma questa non è un rifacimento del processo. L’appello americano è una verifica della correttezza formale del primo procedimento: in esso non si riascoltano i testi, non c’è giuria e il condannato ha perso la sua (teorica) presunzione d’innocenza. L’appello capitale può diventare una messa cantata pluridecennale che va su e giù per le corti statali e federali, ma per tutti gli altri la musica è ben diversa. L’appello vene concesso molto raramente e quasi mai a chi ha patteggiato.

I tempi, come i vede, sono molto lunghi. Capita spesso anche negli U.S. che l’innocenza di qualcuno condannato a soli 5 – 10 anni venga riconosciuta a condanna scontata.

Inoltre la prescrizione è interrotta con l’inizio dell’azione giudiziaria e quindi i reati, durante il processo, non si prescrivono mai.

Il sistema giudiziario prevede corti d’appello e supreme in ogni Stato. Per ogni Stato c’è almeno un distretto giudiziario federale e i distretti sono raggruppati in 11 circuiti federali. Sopra tutti c’è la Corte Suprema Federale. Le corti d’appello statali e federali hanno, di norma, un potere assoluto nel decidere quali casi udire e quali respingere senza spiegazione. La Scotus riceve 7 – 8.000 richieste d l’anno ed emette 60 - 70 sentenze.

Nel settore civile, la situazione è analoga: risulta, infatti, che le cause civili, grazie all’American Rule, si concludono quasi sempre con un accordo.

I giudici americani poi non sono lontani dalla politica, anzi essi sono uomini politici a pieno titolo. Giuristi di diversa estrazione e formazione, hanno tutti alle spalle un periodo più o meno lungo di attivismo politico. A volte sono eletti, ma più spesso nominati da autorità politiche e tutti, alla fine, rispondono delle loro sentenze davanti all’opinione pubblica, al “popolo”.

Una giustizia ‘popolare’ però non assicura indipendenza ed equità, che sono invece i cardini del nostro sistema di pesi e contrappesi, costituzionalmente garantiti.

Sistemi diversi, abbiamo una cultura giuridica diversa. Il Common Law è lontano dal diritto latino. Ancora oggi non è stata trovata una sintesi. Certo è che la ricerca della via italiana ad una giustizia giusta è troppo lunga. Tra passi avanti e ripensamenti il sistema è ormai immobile. Rigor mortis.

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(1) Fonte www.osservatoriosullalegalita.org - Carceri e processi : efficienza americana
di Claudio Giusti.




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